L'Ucraina entrerà nell'UE “a passo di lumaca” come Albania e Macedonia del Nord?

A partire da sinistra, Edi Rama, Primo Ministro albanese, con il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ed il Primo Ministro del Montenegro Dritan Abazovic, a Kiev, il 15 giugno 2022. Fermo immagine proveniente dal video fornito dall'ufficio del Primo Ministro albanese, per uso pubblico [sq].

Questo articolo è stato prima pubblicato da Faktoje.al [sq], un'organizzazione albanese che si occupa di verifica dei fatti, come parte dell'iniziativa regionale del Western Balkans Anti-Disinformation Hub. Una versione modificata viene ripubblicata, col loro permesso, da Global Voices.

Mentre l'attacco della Russia non si arresta, l'Ucraina ha raggiunto lo status di Paese candidato all'ingresso nell'UE ad appena quattro mesi di distanza dalla presentazione della richiesta. Ma sarà questo indice del fatto che il processo di adesione sarà più rapido, o sarà soggetto a lunghe attese, come sta già avvenendo per i Paesi dei Balcani occidentali, come Albania e Macedonia del Nord?

“Albania, Montenegro e Macedonia del Nord sono favorevoli a garantire all'Ucraina lo status di Paese candidato all'ingresso nell'UE. In questo percorso i nostri Paesi non sono in competizione, ma si completano a vicenda e rafforzano l'uno le capacità dell'altro”. Queste le parole [it] del Presidente ucraino Zelensky su Facebook a metà giugno, quando il Primo Ministro albanese Edi Rama e la sua controparte montenegrina, Dritan Abazovic, hanno visitato il Paese per confermare il loro appoggio riguardo all'intenzione dell'Ucraina di candidarsi a membro dell'Unione Europea.

Anche il Primo Ministro della Macedonia del Nord, Dimitar Kovacevski, che ha partecipato all'incontro telematicamente, ha espresso il proprio supporto circa la candidatura dell'Ucraina.

In un incontro [en, come o link seguenti, salvo diversa indicazione] con il Primo Ministro Ucraino, Denys Shmyhal, il Primo Ministro Rama ha ripetuto, “Oggi siamo qui per sostenere a gran voce il nostro supporto circa la richiesta da parte dell'Ucraina di ottenere lo status di Paese candidato all'ingresso nell'Unione Europea”.

La lunga attesa per l'ammissione non è sinonimo di successo

L'Ucraina ha fatto richiesta per entrare nell'UE il 28 febbraio 2022, quattro giorni dopo l'invasione della Russia. Affinché un Paese possa entrare nell'Unione Europea tutti gli Stati membri devono approvare tale richiesta, ed è necessario possedere certi requisiti. L'accordo è stato raggiunto e dunque, il 23 giugno, l'Ucraina ha ricevuto lo status di Paese candidato all'ingresso nell'UE.

Il processo che garantisce questo status all'Ucraina è avvenuto a tempo di record, secondo quanto riportato dalla BBC. Lo status di candidato è il primo step ufficiale verso la promozione a Stato membro dell'UE. Tuttavia possono essere necessari anni affinché si giunga a tale decisione e non è detto che il risultato sia positivo. I Balcani, che sono da lungo tempo di attesa di entrar a far parte dell'Unione Europea, conoscono bene questo difficile percorso.

Foto di gruppo dal summit tra Paesi Balcani d'occidente e Unione Europea, tenutosi a Bruxelles il 23 giugno 2022. Foto di EU , per uso pubblico.

Di fatto, Albania, Macedonia del Nord, e Montenegro, che hanno espresso il loro supporto a favore della candidatura dell'Ucraina, sono a loro volta Stati candidati. Ma mentre il Montenegro, assieme alla Serbia, è in testa al processo per l'ammissione e apre il capitolo negoziazioni, l'Albania e la Macedonia del Nord sono ferme. Questo per via del veto della Bulgaria; gli Stati membri dell'UE hanno a lungo trattenuto le ambizioni della Macedonia del Nord a causa di attriti di lunga data circa la lingua, la storia ed i diritti delle minoranze bulgare presenti nella Macedonia del Nord. L'Albania, invece, ha pagato il prezzo degli ostacoli che Sofia crea per Skopje, dal momento che il processo dei due Paesi procede parallelamente.

Mentre approvavano lo status di Stato candidato dell'UE non solo all'Ucraina, ma anche alla Moldavia, i Primi Ministri di Albania e Macedonia del Nord, rispettivamente Rama e Kovacevski, che il 23 giugno si sono recati a Bruxelles per incontrare i leader dell'UE, non hanno nascosto la loro delusione davanti all'evidenza che i loro Paesi fossero ancora in stallo per quanto riguardava il processo d'integrazione. Rama ha precisato che l'Ucraina e la Moldavia non devono farsi illusioni. Ha sottolineato come l'Albania ed altri Paesi Balcani siano rimasti bloccati nello status di candidati per anni, un esempio ne sono proprio la Macedonia del Nord, candidata dal 2005, e l'Albania, dal 2014.

“La questione che si sta verificando con la Bulgaria è un vero peccato; un Paese della NATO che ne tiene in ostaggio altri due, mentre una guerra che si svolge alle porte dell'Europa e 26 nazioni guardano impotenti,” ha affermato Rama.

Neanche il Primo Ministro macedone, Dimitar Kovachevski, ha nascosto il suo disappunto:

“The Republic of North Macedonia has been a candidate country for 17 years… But here we are today and the negotiations have not started yet. I will be direct, what is happening is a serious problem and a serious blow to the credibility of the EU.”

“La Repubblica della Macedonia del Nord è Paese candidato da 17 anni… Ma al giorno d'oggi le negoziazioni non sono ancora iniziate. Sarò onesto, ciò che sta accadendo è un problema serio ed è anche un grave colpo alla credibilità dell'UE.”

Nella seconda giornata del summit, la Bulgaria ha rimosso il veto condizionatamente, ma il processo non si è sbloccato. Adesso Skopje deve ponderare l'idea di accettare ulteriori compromessi, come quello del cambio di nome. Una proposta da parte della Francia vorrebbe che Skopje includesse l'etnia Bulgara nella costituzione “alla pari degli altri popoli” cambiando così i libri di storia. La Bulgaria afferma che la lingua Macedone è un dialetto bulgaro ed entrambi i Paesi rivendicano come propri certi eventi e certe figure storiche, principalmente legati l'era ottomana.

Ad ogni modo, la proposta francese è stata accolta a Skopje con proteste. Il partito di opposizione VMRO-DPMNE ed i suoi sostenitori rifiutano il piano francese, ritenendolo fin troppo a favore della Bulgaria in una disputa che tocca storia, lingua, identità e cultura.

L'Ucraina può unirsi all'UE prima di Albania e Macedonia del Nord?

Nonostante il difficile percorso e la lunga attesa dell'élite politica, il sostegno del popolo albanese circa l'ammissione del Paese nell'UE non vacilla. Un sondaggio effettuato prima dello scoppio della pandemia da COVID-19 ha dimostrato che il 97% della popolazione albanese è a favore dell'integrazione nell'Unione Europea. Ma il fatto che le negoziazioni non siano iniziate questo giugno può aver intaccato il supporto che il popolo albanese ha nei confronti dell'UE? Dopo questa lunga attesa si iniziano ad accusare segni di fatica?

In una dichiarazione rilasciata al sito Faktoje.al, Gledis Gjipali del Movimento Europeo d'Albania ha affermato che nota segni di stanchezza nella pubblica amministrazione, che dovrebbe invece avanzare riforme ed essere completamente coinvolta nel processo.

“It has already been a period of several years that, although there are trainings and simulations, work plans are revised, new structures are created, it is still not known when the negotiations can begin. This has led to discouragement and lower expectations from the process. As for the citizens, and according to the latest polls, there is no decrease in support for membership, it remains as high as in the last 15 years.”

“Sono già diversi anni che, nonostante la preparazione e le simulazioni, la correzione dei piani di lavoro e la creazione di nuove strutture, non si sa ancora quando cominceranno le negoziazioni. Questo ha inevitabilmente portato ad una perdita di fiducia e ad un abbassamento delle aspettative nei confronti del processo. Per quanto riguarda i cittadini comunque, stando agli ultimi sondaggi, non c'è un calo nel supporto riguardo all'ingresso nell'UE, che resta inalterato da 15 anni.”

I dati a sostegno dell'integrazione europea non sono gli stessi nella Macedonia del Nord. Il supporto pubblico riguardo all'ingresso nell'UE è in costante calo da più di un decennio ed ha attualmente raggiunto il 68%.

La giornalista macedone Tanja Mileska, che in quanto corrispondente da Bruxelles si occupa dei problemi riguardanti l'integrazione nell'Unione Europea, non ha nascosto i suoi dubbi riguardo ad un processo più rapido per l'Ucraina rispetto a quello di Albania e Macedonia del Nord. Ha spiegato:

“The candidate status that was given to them is mainly a symbolic gesture, but for example they are not included in the Pre-Accession Instrument. The EU institutions have rushed to grant this status to send a political message, but in the background nothing is ready to make these countries part of the Union, especially Ukraine, which is a large and highly populated country, whose membership would mean a serious shift of power in Eastern Europe. I'm not sure that Western Europeans are ready to accept it easily.

“Lo status di candidato che è stato concesso all'Ucraina è principalmente un gesto simbolico, ma, per esempio, essa non compare nello Strumento di assistenza preadesione. Le istituzioni dell'UE si sono affannate per concedere questo status in modo da mandare un messaggio politico, ma la realtà dei fatti è che non ci sono ancora le basi pratiche per far si che questi Paesi entrino a far parte dell'Unione, specialmente l'Ucraina, un Paese grande e popoloso, il cui ingresso provocherebbe un grande slittamento del potere verso l'Europa orientale. Non credo che la parte occidentale dell'Europa sia pronta ad accettarlo tanto facilmente.”

Per Gledis Gjipali, concedere lo status di Paese candidato all'Ucraina appena 100 giorni dopo la richiesta è un forte messaggio politico, ma, secondo lui, avrà ripercussioni positive anche sui Balcani occidentali.

“Ad ogni modo, affiché si finalizzi l'ingresso dell'Ucraina nell'UE ci vorrà molto tempo e molti saranno gli ostacoli da affrontare. Dobbiamo tener saldo questo spirito di solidarietà che si è creato per via della guerra in Ucraina per far si che si vada avanti con questo processo e che le riforme interne per l'europeizzazione del Paese procedano con successo e celermente,” ha aggiunto Gjipali.


 

Immagine per gentile concessione di Giovana Fleck.

Per ulteriori informazioni su questo argomento, consulta la nostra copertura speciale: La Russia invade l'Ucraina.

 

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