Vittorie delle velociste namibiane ai campionati del mondo junior e test discriminatori

"Caster Semenya lines up" by zeetha is licensed under CC BY-NC-ND 2.0

La sud-africana Caster Semenya (terza a partire da sinistra) e Kenyane Wambui (seconda a partire da sinistra) erano due delle quattro atlete africane interessate dalle regole di ammissibilità per le donne del 2018. La foto di zeetha è sotto la licenza CC BY-NC-ND 2.0.

I campionati del mondo di atletica junior [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] si sono svolti a Nairobi dal 17 al 22 agosto, presso il complesso sportivo di Kasarani. Sulla scia dei Giochi Olimpici estivi ritardati a Tokyo, il convegno mondiale d'atletica era una vetrina di giovani talenti che cercavano di progredire nella loro fascia d'età per eguagliare se non superare i loro coetanei più anziani.

Mentre quest'anno sono stati ampiamente dominati dal Kenya, due velociste namibiane, Christine Mboma et Beatrice Masilingi, gli hanno rubato la scena. Il duo ha migliorato le sue prestazioni olimpiche con una doppietta che ha dato alla Namibia una medaglia d'oro e una d'argento nei 200 metri donne. Mboma l'ha vinta in 21,84 secondi, nuovo record del campionato, mentre Masilingi è arrivata seconda con un record personale di 22,18 secondi.

Chi è eleggibile e chi non lo è?

Questi campionati si sono svolti in un contesto controverso dopo che World Athletics (in precedenza l’IAAF), che regola l’atletica internazionale, ha applicato le regole di eleggibilità DSD (differenza di sviluppo sessuale) pubblicate nel 2018 per le atlete di sesso femminile con  livelli elevati di testosterone. Questa organizzazione ha chiesto al Tribunale arbitrario dello sport (TAS) di far rispettare le nuove regole e ha pubblicato una serie di note informative a sostegno della sua mozione. Il Tribunale ha emesso la seguente decisione:

The Panel found that the DSD Regulations are discriminatory but that, on the basis of the evidence submitted by the parties, such discrimination is a necessary, reasonable and proportionate means of achieving the legitimate objective of ensuring fair competition in female athletics in certain events and protecting the “protected class” of female athletes in those events.

La commissione ha concluso che il regolamento del DSD è discriminatorio ma che, sulla base degli elementi di prova presentati dalle parti, tale discriminazione è un mezzo necessario, ragionevole e proporzionato per raggiungere il legittimo obiettivo di garantire un'equa competizione atletica femminile in alcune prove e di proteggere la «categoria protetta» delle atlete in queste prove.

Le note informative giustificano l’esclusione delle atlete a testosterone elevato da alcune prove, in particolare le corse a singolo giro di 400m, 800m e 1500m. Spiegano inoltre che «la frequenza degli individui DSD nella popolazione degli atleti d'élite è circa 140 volte superiore a quella che troverete nella popolazione femminile in generale, e la loro presenza sul podio è ancora più frequente».

Sebbene questa regola sia stata applicata recentemente, nel 2016 ai Giochi olimpici di Rio sono state sollevate preoccupazioni dopo che la sudafricana Caster Semenya ha vinto l'oro negli 800 metri e le è stata diagnosticata l'iperandrogenismo, una patologia caratterizzata da livelli elevati di androgeni nelle donne.

Nell'Aprile 2021, World Athletics a introdotto un nuovo regolamento che disciplina la categoria femminile , che ha portato alla squalifica di quattro atlete, tutte africane, dalle gare di 800 m e 1500 m: la sudafricana Caster Semenya, la keniota Margaret Wambui, la nigeriana Aminatou Seyni e la burundese Francine Niyonsaba. Tutte e quattro sono delle velociste di mezzofondo. Ai giochi olimpici di Tokyo, Niyonsaba ha scelto di passare alle discipline dei 5.000 e dei 10.000 m prima di essere squalificata per un errore tecnico, poiché era uscita dalla sua corsia.

Nel Luglio 2021, Christine Mboma ha vinto una medaglia d'argento ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 nei 200 m femminili, Masilingi si è classificata sesta. Non era che la seconda volta che un atleta namibiano vinceva una medaglia ai giochi olimpici  (la prima era l’argento di Frankie Fredrick alle Olimpiadi estive del 1996). Dopo questa vittoria eclatante delle velociste namibiane, quest’ultime erano favorite per vincere la gara per i minori di 21 anni a Nairobi.

Il testosterone: un vantaggio competitivo sleale ?

In virtù delle regole controverse di World Athletics, le due velociste sono state classificate come aventi differenze nello sviluppo sessuale (DSD) a causa dei loro livelli naturalmente alti di testosterone. Questa rara fisiologia è destinata a dare loro un vantaggio competitivo sleale nelle prove su pista, dai 400 fino ai 1500 metri in pista.

Scott Cacciola e Jere Longman hanno discusso delle nuove regole in un articolo sul New York Times :

Mboma’s silver medal raised a question: Does the supposed significant physiological advantage gained by intersex athletes begin after 399 meters? Or is the science relied on by World Athletics to institute its restrictions flawed and in need of re-evaluation or expansion to include other running events?

‘It shows this is not an evidence-based regulation,’ said Roger Pielke Jr., a professor of environmental studies at the University of Colorado who has long questioned the scientific basis of the restrictions. ‘It’s about World Athletics’s perception as to who is properly a woman and who is not.’

La medaglia d’argento a Mboma ha sollevato una questione: il presunto vantaggio fisiologico significativo acquisito dagli atleti intersessuali inizia dopo 399 metri?  O la scienza su cui World Athletics si basa per imporre le sue restrizioni è imperfetta e ha bisogno di una rivalutazione o di un'estensione per includere altri tipi di corse a piedi?

«Ciò dimostra che non si tratta di una regolamentazione fondata su prove», ha dichiarato Roger Pielke Jr., professore di studi ambientali all'Università del Colorado, che a lungo ha messo in discussione la base scientifica delle restrizioni. «Si tratta della percezione di World Athletics su chi è una donna e chi non lo è».

All'inizio di Luglio, prima dei Giochi Olimpici, la Women's Leadership Center (WLC) in Namibia a pubblicato una dichiarazione a sostegno delle due velociste namibiane, Christine Mboma e Beatrice Masilingi , accusando World Athletics di sessismo e razzismo. Questo sostegno si è reso necessario dopo che l'istituzione atletica ha deciso di escludere le due atlete dalle Olimpiadi di Tokyo.

La WLC si è opposta ai test effettuati sulle atlete, accusandoli di prendere di mira le africane. In questa dichiarazione, la responsabile del programma, Liz Frank, ha chiesto perché gli uomini non devono sottoporsi agli stessi test [fr]:

C'est sexiste car il n'y a pas de test sur les athlètes masculins pour vérifier les niveaux élevés de testostérone. Tous les hommes n'ont certainement pas le même taux. Il existe sans nul doute un « niveau moyen » pour eux. Alors pourquoi les athlètes masculins dont le taux de testostérone est beaucoup plus élevé que ce niveau moyen ne sont-ils pas exclus de toute compétition jusqu'à ce qu'ils le fassent baisser artificiellement ?

Tutto ciò è sessista, perché non ci sono test sugli atleti maschi per controllare gli alti livelli di testosterone. Non tutti gli uomini hanno certamente lo stesso tasso. Esisterà senza alcun dubbio un «livello medio» anche per loro. Allora perché gli atleti maschi, con livelli di testosterone molto più alti della media non sono esclusi da qualsiasi competizione fino a quando non lo faranno scendere artificialmente?

Le regole di eleggibità per donne, pubblicate nel 2018 stabiliscono che « qualsiasi atleta che ha una differenza nello sviluppo sessuale (DSD)… e che è sensibile agli androgeni» dovrà rispondere a determinati criteri per essere autorizzata a partecipare a prove ristrette nelle competizioni internazionali. In particolare, si tratta di riconoscere a livello legale che l’atleta è una donna, o intersessuale (o equivalente), di ridurre il suo livello di testosterone nel sangue per un periodo continuo di sei mesi, e mantenere lo stesso tasso a bassi livelli dentro e fuori dalla competizione. Quest'ultimo obiettivo può essere raggiunto con contraccettivi ormonali, che la maggior parte di questi atleti,tra cui Caster Semenya, hanno rifiutato di prendere. 

Queste regole significano che le atlete devono avere livelli più bassi di testosterone (meno di cinque nanomolecole per litro) se desiderano partecipare a gare tra 400 e 1500 m in qualsiasi competizione internazionale. Per questo motivo le due velociste namibiane Mboma e Masilingi non potevano concorrere nella loro specialità (i 400 m) optando invece per i 200 m.

Le regole e i regolamenti per la verifica di genere, visto che riguardano solo le donne, sono stati definiti discriminatori dalla Human Rights Watch che li espone in un rapporto del 2020 di 120 pagine intitolato «Ci cacciano fuori dallo sport»: Violazioni dei diritti umani durante i test di femminilità effettuati su atlete di alto livello. Svela la discriminazione, le violazione della vita private e della dignità, nonché una maggiore sorveglianza sia all'interno che all'esterno della pista. Il rapporto documenta le esperienze delle atlete dei paesi del Sud che sono state interessate dalle nuove norme sui test di femminilità.

L'ONG ha constatato che «le regolamentazioni mondiali che incoraggiano la discriminazione, la sorveglianza e l'intervento medico forzato sulle atlete provocano lesioni fisiche e psicologiche e difficoltà economiche». Il rapporto fornisce inoltre raccomandazioni dettagliate a ciascuna delle parti interessate: World Athletics, il CIO, i ministeri nazionali della Salute e dello Sport e l'Agenzia mondiale antidoping.

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