Cina: le regole locali della rete cinese potrebbero estendersi all'internet globale?

Conferenza Mondiale di Internet, vignetta dell'artista Badiucao per il China Digital Times

Wuzhen, la futuristica citta cinese nella provincia dello Zhejiang, ha salutato la scorsa settimana la Conferenza Mondiale di Internet. Molti, ovviamente, hanno trovato ironico che la Cina — il cui governo blocca centinaia di siti stranieri — abbia ospitato il summit sul World Wide Web, ma i commentatori locali sono sembrati impassibili. Molti speaker della conferenza hanno perfino discusso del fatto che il mondo esterno dovrebbe accettare la fiducia del paese nelle sue regolamentazioni di internet, e capire che le imprese degli stranieri non possono guadagnare profitti in Cina senza rispettare le regole locali.

I partecipanti della conferenza hanno potuto godere di uno speciale e temporaneo accesso [en, come i link seguenti salvo diversa indicazione] a centinaia di siti esteri normalmente bloccati. Ma in tutto il resto del paese, il governo cinese sta intensificando i suoi sforzi nella censura. Edgecast, uno delle più estese reti per la consegna dei contenuti (CDN) [it], ha subito un attacco “avvelentante” al DNS [it], che ha lasciato centinaia di siti e applicazioni inoperabili in Cina.

GreatFire.org, un sito che si dedica al monitoraggio della censura online in Cina, sostiene che le autorità cinesi stiano rischiando un imponente “danno collaterale” nel momento in cui disturbano l'accesso a un alto numero di siti apolitici per proteggere la sovranità statale sulla rete nazionale. Per esempio, l'attacco a Edgecast ha inavvertitamente bloccato il sito principale e quello cinese di Sony Mobile, i siti di The Atlantic, Drupal, Gravatar e altri.

Secondo i media cinesi ufficiali, il fatto di ospitare la conferenza su internet è stato uno sforzo volto a “mostrare la fiducia nel condividere il punto di vista cinese su come affrontare le minacce online e come intensificare la cooperazione internazionale online”. Questa fiducia, senza dubbi, è basata principalmente sull’ enorme mercato cinese di 632 milioni di utenti internet, 527 milioni dei quali accedono al Web usando dispositivi mobili. Secondo le statistiche, nel 2015 la Cina raggiungerà il numero di 850 milioni di utenti di internet.

Molti interpretano questa sicurezza cinese come un segnale. Sta crescendo la determinazione per imporre un approccio cinese alla governance mondiale di Internet. Su Xinghe, un commentatore cinese su notizie di tecnologia, afferma [zh] sulla nuova assertività cinese:

极权在互联网领域的管控比以往任何时代都要严密,与一盘散沙的美国网路相比,中国的网路更加有组织、有纪律。20年来,从各种关于“备案”的法律法规,到广电总局等政府机构下达的内容限制令,再到对网路“有害资讯”的清除,以及对发布这些“有害资讯”的网路使用者的打击,中国互联网的发展可谓一日千里,为世界各国提供了相当宝贵的经验。[…]
互联网一直被当作意识形态领域斗争的前沿阵地,“带鱼”的上位和“野鸡”网站的兴起表明,当局发起了一场“占领互联网”的行动。以红色传统、社会正能量和歌功颂德为主体内容,以打击西方反华势力和国内自由民主思潮为抓手,充分利用资源和管道优势,让那些当局希望的内容充斥互联网——就如同文革时铺天盖地的大字报一样,给民众施以强力洗脑和强制服从的压力。适逢其时的世界互联网大会,便于当局将这样的内容更趋于官方化,在话语领域起到更好的压制作用。

Il potere autoritario è bravo a usare Internet per monitarare la gente. Se confrontato con il controllo sempre meno stretto sulla rete che hanno gli Stati Uniti, la Cina è più organizzata e disciplinata. Negli ultimi 20 anni, sono state implementate così tante leggi e regolamenti per limitare il servizio di internet e controllare i provider. Le autorità governative, inclusa l'Amministrazione Statale di Stampa, Pubblicazioni, Radio, Film e Tv, continua ad applicare le direttive per la restrizione sui contenuti e a cancellare “le informazioni dannose” dal web. I distributori di tali informazioni sono penalizzati. Lo sviluppo della governance di internet è una questione di vasta portata e questa esperienza potrebbe essere preziosa per gli altri paesi […]

Si può considerare internet come l'avanguardia della lotta ideologica della Cina. Il successo delle celebrità come Zhou Xiaoping e di siti come “Phoenix”, entrambi col benestare statale, dimostrano che le autorità hanno lanciato una campagna per “Occupare il Web” con la tradizione rossa del Partito Comunista Cinese e con la sua “energia positiva agli elogi”, per aiutare ad eliminare i valori occidentali anti-cinesi come la libertà e la democrazia. Attraverso il controllo delle risorse di internet e delle piattaforme, le autorità riempiono il web di contenuti che vogliono che le persone vedano, come i poster che ricoprivano ogni angolo di strada durante la Rivoluzione Culturale. L'obiettivo è di fare il lavaggio di cervello alle persone e di usare la pressione politica per renderle sottomesse. Ospitando la Conferenza Mondiale di Internet, le autorità cinesi possono leggittimare la loro azione nella lingua ufficiale e reprimere ulteriormente i dissidenti.

In quello che è stato un lapsus freudiano, la celebrità della rete Hua Qianfang (sponsorizzata dallo stato) ha elogiato la “sicurezza della grande nazione” cinese definendola come “La mente di Sima Zhao”, espressione idiomatica [it] usata per descrivere un'intenzione celata ed immorale di usurpare il trono o di prendere il potere. Durante la Conferenza Mondiale di Internet, molti netizen cinese hanno ripetuto l'espressione [zh] per riferirsi ironicamente alle intenzioni nascoste delle autorità.

In cinese, l'espressione intera recita, “Nella strada tutti sanno cosa ha in mentre Sima Zhao”. L'intenzione nascosta è implicata ma non viene pronunciata. Infatti, il direttore dell'Ufficio Statale cinese per Internet e l'Informazione, Lu Wei, ha detto al China Digital Times:

Libertà e ordine sono sorelle gemelle e devono convivere insieme […] Lo stesso principio si applica alla sorveglianza. Quindi dobbiamo avere un ordine pubblico [internazionale]. E questo ordine non può avere un impatto su quello locale e particolare. […] Quello che non possiamo permettere è di approfittarsi del mercato cinese, di guadagnare dal denaro cinese, ma di recare danno alla Cina. Questo non sarà assolutamente permesso. E’ inaccettabile nuocere agli interessi e alla sicurezza nazionale o agli interessi dei consumatori cinesi. Se viene rispettata questa linea di fondo, qualsiasi azienda di internet è benvenuta in Cina. 

L'attacco DSN su Edgecast e il suo “danno collaterale” a centinaia di siti aziendali rappresenta pertanto, come ha detto Liu Wei, la determinazione cinese nel mantenere “l'ordine locale”, malgrado alcuni costi economici.

Mentro la posizione online della Cina sta crescendo e il paese ha un ruolo chiave nella formazione di una governance globale di internet, il suo approccio alla sovranità preoccupa ancora gli attivisti per i diritti umani. William Nee, ricercatore sulla Cina presso Amnesty International, ha sollecitato i leader internazionali del business a parlare chiaro di libertà digitale durante la Conferenza, ma l'argomento purtroppo non faceva parte del programma.

Poichè la sovranità digitale continua a formare il futuro della governance di internet, sembra che sarà compito della società civile di esercitare un ruolo più significativo nella battaglia per un internet aperto e libero in Cina.

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