Il 12 ottobre, giornata che per tradizione è legato allo sbarco di Cristoforo Colombo [it] in America nel 1492, continua a suscitare polemiche sia nella rete che al di fuori di essa, con opinioni contrastanti: se per molti è la commemorazione dell'inizio della modernizzazione del continente, altri reclamano debiti storici legati a un saccheggio economico le cui conseguenze si vedono ancora oggi.
I social network sono stati inondati dalle voci di attivisti in difesa del patrimonio delle popolazioni indigene del continente americano, con fotografie delle manifestazioni contro la celebrazione del 12 ottobre e accuse sulla situazione sfavorevole in cui queste etnie si trovano oggigiorno. Altri ancora insistono sulla necessità di lasciarsi il passato alle spalle e celebrare la multietnicità ereditata dalla colonizzazione spagnola.
La rete è stata invasa da discussioni, argomentazioni e dibattiti sotto forma di meme e messaggi.
Tuttavia, non tutte le reazioni provengono dall'America Latina: anche molti internauti spagnoli si sono espressi contro la celebrazione del Día de la Hispanidad [it] (Giorno dell'Ispanità), anch'esso con ricorrenza il 12 ottobre, con attacchi nei confronti del governo ed espressioni di rifiuto al patrimonio della colonizzazione. Parallelamente, non sono mancate manifestazioni in favore della Spagna e dell'unità del regno in un periodo segnato dalla crisi, ma alla fine tutte le reazioni hanno trovato un elemento comune: l'hashtag #nadaquecelebrar [es, come tutti i link seguenti, salvo diversa indicazione], secondo il quale il 12 ottobre non c'è nulla da festeggiare.
L'hashtag ha continuato a diffondersi anche dopo il 12 ottobre, riunendo non soltanto opinioni e immagini, ma anche manifestazioni e proteste da parte di comunità indigene che non considerano la mancanza di rispetto ai propri diritti come qualcosa che appartenga a un passato lontano.
Una parte considerevole dei commenti su Twitter ha presentato il processo di colonizzazione come un genocidio, ha messo in discussione il discorso tradizionale con il quale si descrive l'arrivo della Corona spagnola nel continente e ha denunciato il fatto che le ricchezze locali continuino a essere sfruttate da altri:
Yo no celebro Genocidios #NadaqueCelebrar #DiaDeLaDiversidadCultural vía @Desinformemonos pic.twitter.com/heasEXo2Jg
— Noe (@noelia__romero) 12 Ottobre 2015
Io non celebro i Genocidi
Nunca descubrimos América, masacramos y sometimos un continente y sus culturas en nombre de Dios. Nada que celebrar. pic.twitter.com/OvzdLx13u0
— José María González (@JM_Kichi) October 12, 2015
L'America non l'abbiamo mai scoperta, abbiamo massacrato e sottomesso un continente e le sue culture in nome di Dio. Nulla da celebrare.
#DiaDeLaRaza descubrimiento de unos nefastos colonizadores que acabaron nuestras costumbres, creencias, cultura y riqueza. #NadaQueCelebrar
— Daniela (@DannielaSoto) October 12, 2015
#Ilgiornodellarazza, la scoperta di colonizzatori funesti che hanno distrutto i nostri costumi, credenze, cultura e ricchezza.
#nadaquecelebrar y cual es la diferencia de hoy a hace 600 años? si igual o peor nuestras riquezas y recursos se van para el extranjero
— Jb Díaz (@Jbdiiaz) October 12, 2015
#Nientedacelebrare Qual è la differenza tra oggi e 600 anni fa? Le nostre risorse continuano, se possibile oggi più che in passato, ad andare all'estero
Anche il giornale Azkintuwe ha seguito la marcia della comunità mapuche [it] a Santiago del Chile, che ha scelto la data del 12 ottobre per avanzare le proprie rivendicazioni:
Marcha por la Resistencia Mapuche https://t.co/6jiIVfYQ2V #NadaQueCelebrar pic.twitter.com/xY8VI330lP
— Pedro Cayuqueo (@pcayuqueo) October 12, 2015
Marcia per la Resistenza Mapuche
La marcia ha attirato anche l'attenzione del giornale El Observatodo, che ha presentato più nel dettaglio le richieste dei manifestanti [es]:
Recuperar la tierra usurpada, el derecho humano a la libre determinación y sobre todo el fin a la militarización de [la región de] La Araucanía fueron los temas que marcaron la última marcha por la resistencia mapuche. La manifestación fue calificada por los organizadores con un momento para denunciar que el Estado, en defensa de los intereses del gran empresariado forestal, sigue “usurpando las tierras del pueblo mapuche, reprimiendo su lucha y criminalizando sus demandas”
Recuperare le terre usurpate, il diritto di libera determinazione dell'individuo e, soprattutto, porre fine alla militarizzazione dell’Araucanía [it] sono i temi che hanno caratterizzato l'ultima marcia per la resistenza Mapuche. La manifestazione è stata definita dagli organizzatori come un'occasione per denunciare il fatto che lo Stato, in difesa degli interessi dei grandi imprenditori forestali, continui “a usurpare le terre della popolazione Mapuche reprimendo la sua lotta e criminalizzando le sue richieste”
Il portale di informazione messicano Desinformémonos ha rivestito un ruolo particolarmente attivo. Il suo account di Twitter ha pubblicato numerosi messaggi e ha evidenziato come il problema principale sia ancora oggi il fatto che le comunità indigene continuino a essere trasferite ed emarginate:
DeRedes #NadaqueCelebrar . 1492. Queda mucho por hacer. http://t.co/AMb6eFcbNO pic.twitter.com/WOiouQuJ8S
— Desinformémonos (@Desinformemonos) October 12, 2015
Immagine: Nel 1492 le popolazione indigene venivano cacciate dalle proprie terre. Nel 2015 questo succede ancora.
DeRedes #Nientedacelebrare. 1492. C'è ancora tanto da fare.
Il collettivo ha anche usato la caricatura dell'artista colombiano Beto Barreto, che richiama l'attenzione sulle influenze economiche e culturali che per molte persone sono la ragione per cui i paesi dell'America Latina continuino a essere occupati da potenze straniere:
De Redes: #NadaqueCelebrar Conquistados otra vez http://t.co/AMb6eFtNco pic.twitter.com/IRDwxiSqhs
— Desinformémonos (@Desinformemonos) October 12, 2015
Immagine: “Conquistati ancora una volta.”
– Festeggiamo con grande orgoglio il giorno dell'ispanità!
– Yeah!
De Redes: #Nientedacelebrare Conquistati un'altra volta
Altri utenti, come David García, fanno dei paragoni tra i processi economici che sembrano unire le condizioni storiche e quelle del presente:
Hoy lo que celebramos es el primer tratado de libre comercio de la historia firmado por España. #NadaQueCelebrar pic.twitter.com/f6Ptnd4LBR
— David García Rivero (@Deiv_G) October 12, 2015
Immagine: il primo trattato di libero scambio della storia firmato dalla Spagna
Oggi festeggiamo il primo trattato di libero scambio della storia firmato dalla Spagna. #Nientedacelebrare
L'andamento della conversazione ha generato anche un sentimento negativo per aver rievocato il passato, che ha messo in rilievo la complessità del dibattito a causa dell'appartenenza a società e comunità meticce che, dopo anni di influenze, migrazioni e mescolanze, faticano a separare gli elementi distintivi di una cultura comune:
@LuisCarlos solo un aborigen puede hacer juicio de valor respecto a ese hecho. El resto de nosotros no existiría si no fuese por el 12-O.
— Andrés Loreto (@Andreslo85) October 12, 2015
Domani una marea di pronipoti spagnoli parlerà della resistenza indigena.
Per di più, lo farà in spagnolo.
Sarà un amaro divertimento.
@LuisCarlos solo un aborigeno può esprimere un giudizio in merito. Noi tutti non saremmo qui se non ci fosse stato il 12 Ottobre.