Un nuovo documentario esplora le radici della persecuzione del Myanmar nei confronti della comunità Rohingya

Un campo profughi Rohingya. Foto fornita da Shahida Tulaganova, usata con permesso

Un nuovo documentario fornisce un quadro storico della situazione dei musulmani Rohingya in Myanmar.

Il film ‘Exiled’(Esiliati) [en, come i link a seguire, salvo diversa indicazione], diretto dalla veterana reporter di guerra Shahida Tulaganova “esplora le radici della crescente violenza” nello stato di Rakhine in Myanmar dal punto di vista dei rifugiati Rohingya, degli ex ufficiali del governo della Birmania e dei monaci buddisti radicali. Nel film viene anche intervistato il Generale Khin Nyunt, ex capo dell’Intelligence militare birmana accusato di aver ideato la politica di persecuzione dei Rohingya.

Il Myanmar ha una popolazione prevalentemente buddista, ma ha anche più di 100 etnie minoritarie tra cui i Rohingya che il governo rifiuta di riconoscere e li considera “immigrati illegali” dal Bangladesh e dall’India.

Negli ultimi anni è scoppiata un’ondata di violenza a Rakhine tra alcuni Rohingya e alcuni gruppi Buddisti radicali. Discorsi di odio contro i Rohingya, che sono a maggioranza musulmana, sono stati amplificati [it] online.

Dal 2017, centinaia di Rohingya sono stati forzati a lasciare le proprie case dopo che le forze di governo si sono scontrate con l’esercito di salvezza Arakan Rohingya.

Gruppi dei diritti umani hanno a lungo raccontato la situazione di deterioramento dei Rohingya nei vari campi profughi. Hanno anche criticato il governo di Aung Sang Suu Kyi, salita al potere nel 2015, per aver continuato le politiche di genocidio del precedente governo militare.

Contesto storico

Il film ‘Exiled’ dà un contesto storico alla violenza inflitta alla popolazione Rohingya.

La regista Tulganova conobbe la situazione in cui verte il Rakhine nel 2012, quando le comunità Rohingya sono state bruciate dopo alcuni scontri. Negli anni seguenti ha monitorato e studiato l’argomento ed era motivata a raccontare la storia dei Rohingya nel contesto dell’evoluzione del moderno Myanmar, al posto di semplicemente sottolineare sporadici eventi di violenza e di crisi umanitarie. Ha raccontato a Global Voices che:

It was very important for me to show the whole story and talk to people who set up the system of extermination of Rohingya, like former chief of Burmese military intelligence, General Khin Nyut,and show that exodus of 2017 is not a sporadic, one off outcome of violence. It has been happening as of 1978, but the world didn't know about it.

Era veramente importante per me mostrare l’intera storia e parlare con le persone che hanno creato il sistema di sterminio dei Rohingya, come per esempio il Generale Khin Nyut, ex capo dell’intelligence militare birmana, e mostrare che l’esodo del 2017 non è sporadico e causato dallo scoppio della violenza: è in corso dal 1978 ma il mondo non ne era a conoscenza.

Tulaganova ha avuto delle difficoltà nell’ottenere il visto da giornalista, e questo ha ristretto il suo campo lavorativo.

I had to sign several papers saying that I will not travel anywhere near Rakhine state and I had to sign those. However, I was desperate to get the point of view of people who live there, so I had to think of a Plan B. So, I have found a courageous and very talented Burmese film-director who was willing to travel to Rakhine state and interview people on my behalf. And it all worked out. Unfortunately, I was given visa for 10 days only and I was feeling like Cinderella, who has to manage to get access and film everyone I had to in such a short time. But I had fantastic and very experienced field producers in Burma who made it happen.

Ho dovuto firmare diversi fogli in cui dichiaravo che non avrei viaggiato vicino allo stato di Rakhine. Tuttavia, volevo disperatamente avere il punto di vista delle persone che vivono lì, quindi ho dovuto pensare a un piano B. Ho trovato un regista birmano coraggioso e di grande talento che è andato a Rakhine a intervistare le persone al mio posto. E tutto ha funzionato. Sfortunatamente avevo il visto per soli 10 giorni e mi sentivo come Cenerentola, dovevo avere accesso a tutte le informazioni e filmare il tutto entro quel breve periodo di tempo. Ma avevo dei produttori davvero fantastici e pieni di esperienza in Birmania che mi hanno aiutato.

Tulaganova sa che il suo film non verrà mai proiettato a Myanmar, ma spera che possa servire alle persone dentro e fuori il paese per capire meglio la persecuzione sistematica contro i Rohingya. Afferma che “Exiled” pffre una sotria universale sulla violenza sperimentata dalle minoranze etniche:

I wish people in Myanmar see this film since it is not only about Rohingya, it is about all ethnic minorities, which face persecutions for years. I believe, that Myanmar audience can learn a lot from this film.

My target audience is the world. I tried to tell the story of genocide and this is a universal story. What happened to Rohingya echoes to what had happened to Jews during the Second World War, to Bosnians during Yugoslav war and etc- this is a story about state-organized and planned systematic extermination of an entire ethnic group. And when I talk about extermination, with Rohingya it is not only physical extermination. It is about denial of education, healthcare, childbirth – the system which is ultimately designed to kill them morally and physically. This is the most horrible part of their story for me.

Spero che le persone a Myanmar guardino il film, dato che non parla solo dei Rohingya ma di tutte le minoranze etniche che hanno affrontato persecuzioni per anni. Credo che il pubblico del Myanmar possa imparare molto da questo film.

L’audience che ho in mente è il mondo. Ho cercato di raccontare la storia del genocidio che è una storia universale. Quello che è successo a Rohingya ricorda quanto successo agli ebrei nella Seconda Guerra Mondiale, ai bosniaci durante la guerra in Jugoslavia ecc.. Questa è la storia dello sterminio di un intero gruppo etnico pianificato e organizzato dallo Stato. E quando parlo di sterminio, nel caso dei Rohingya non è solo sterminio fisico. Ma è anche il privarli dell’educazione, della sanità e delle nascite, un sistema ideato per ucciderli moralmente e fisicamente. Questa è la parte più orribile della storia secondo me.

Alcuni membri del team di produzione. Foto fornita da Shahida Tulaganova, usata con permesso.

Alla domanda di cosa possa fare la comunità internazionale per aiutare i Rohingya, Tulganova fa appello alle Nazioni Unite per azioni più decisive:

First and foremost, the UN and other agencies operating in the Rakhine state should recognize that they have failed both the Rakhine Buddhists and Rohingya Muslims. UN was trying to play it safe and in many instances, refused to call Rohingya -Rohingya, because of the insistence of Burmese officials. So did many other foreign countries. This is wrong.

I think that serious sanctions have to be imposed on Burmese officials (military and political). I think that the world powers should recognize this is a genocide and put pressure on the government of Burma to get their act together and recognize Rohingya as nationals of Myanmar without any verification process, provide safe return of Rohingya to their villages and pay compensation for the loss of their property.

Prima di tutto, le Nazioni Unite e le altre agenzie che operano nello Stato di Rakhine dovrebbero riconoscere di aver perso sia i buddisti di Rakhine che i musulmani Rohingya. L’ONU ha cercato di essere cauta e in molte occasioni si è rifiutata di chiamare i Rohingya con il loro nome a causa delle insistenze degli ufficiali birmani. E così hanno fatto molti altri paesi. E questo è sbagliato.

Penso che debbano essere imposte delle sanzioni agli ufficiali militari e politici birmani. Penso che le forze politiche del mondo devono riconoscere questo genocidio e mettere pressioni al governo della Birmania, per organizzarsi e riconoscere i Rohingya come cittadini del Myanmar senza nessun processo di verifica, fornendo un ritorno sicuro ai loro villaggi e dare compensi per la perdita delle loro proprietà.

Qui sotto il trailer di ‘Exiled':

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