L'Unione Africana ricorre alla tecnologia di biosorveglianza per frenare la COVID-19

Viaggiatori attraversano il confine tra il Ghana e il Togo, Africa Occidentale, 25 gennaio 2016. Foto di Enock4seth via Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0.

I leader africani hanno agito in modo rapido e tempestivo per frenare la diffusione della COVID-19. Di fatto, i Centri per la Prevenzione e il Controllo delle malattie in Africa (ACDC) hanno creato la loro task force per la COVID-19 il 5 febbraio [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], prima che ci fosse un solo caso sul continente.

Oggi, l'Africa è attualmente la regione meno colpita al mondo, con 1.293.048 casi di COVID-19 confermati finora e, notevolmente, 1.031.905 guarigioni, stando all'ACDC. Il continente ha meno del 5% dei casi riportati e meno dell'1% di tutte le morti.

Ora, mentre i Paesi africani – guidati dall'Unione Aricana – allentano le restrizioni per la COVID-19 e si preparano a riaprire confini ed economie, molti governi stanno utilizzando tecnologie innovative.

La necessità di una tecnologia unificata e panafricana che possa tracciarne la diffusione e collegare i centri di analisi della COVID-19 di tutto il continente ha portato all'uso di PanaBIOS, una tecnologia di bio-sorveglianza sostenuta dall'Unione Africana.

PanaBIOS offre una app mobile e basata sul web che usa algoritmi per localizzare e rintracciare le persone che affrontano potenziali minacce sanitarie e tenere nota dei campioni analizzati dalla loro origine ai laboratori del Paese.

La tecnologia è stata sviluppata da Koldchain, una start-up keniota, e fondata da AfroChampions, una partnership tra pubblico e privato designata per stimolare le istituzioni e le risorse africane a sostenere l'affermazione e il successo del settore privato africano.

Il Ghana è, al momento, l'unico Paese africano ad usare PanaBIOS durante la riapertura delle frontiere. PanaBIOS assicura che i viaggiatori possano usare i risultati dei test di un Paese per soddisfare i requisiti per lo sdoganamento in un altro Paese attraverso la propria app PanaBios personale o aggiungendo un codice SMS/USSD generato dal sistema a un altro documento di viaggio.

Gli ufficiali sanitari dei porti usano la versione aziendale dell'app per convalidare le dichiarazioni sanitarie in modo uniforme tra i vari Paesi.

Leggi complete sulla privacy e la protezione dei dati

L'Unione Africana e il CDCP africano stanno incoraggiando gli Stati membri a integrare la piattaforma mobile PanaBIOS che permetterebbe di centralizzare i risultati dai laboratori di tutto il continente. Tuttavia, gli interventi digitali sulla salute hanno sollevato molte domande sull'accesso e la privacy dei dati.

Una sorveglianza e un controllo implementati dal governo possono instillare paura e minacciare le libertà civili, specialmente in un continente in cui solo 27 Paesi su 54 hanno leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati pienamente in funzione.

Alcuni Paesi africani, come il Ghana, hanno dato il via a una nuova legislazione che dà al presidente poteri d'emergenza per combattere la pandemia ordinando alle compagnie telefoniche di fornire dati personali dei clienti come il database dell'abbonato, i dati di riferimento del suo cellulare, dati di trasferimento del denaro mobile non incassato, i codici dei fornitori del denaro mobile e gli indirizzi.

Per assicurare la protezione dei dati e della privacy, tutte le tecniche di apprendimento automatico usate da PanaBIOS si basano sui dati aggregati, cioè i dati raccolti che vengono riassunti per l'analisi statistica, non i dati personali usati per individuare i singoli – a meno che non sia al fine di rintracciare i contatti, nel qual caso sarebbe necessario per raggiungere le persone sospette o infette.

Per assicurare che non si verifichi una violazione della privacy, l'Unione Africana, PanaBIOS e i suoi partner devono spiegare come si atterranno alle varie leggi nazionali di protezione dei dati per proteggere la privacy, assicureranno il consenso dei dati ed eviteranno di condividerli a fini commerciali.

L'app al momento non ha una normativa sulla privacy accessibile al pubblico, in cui vengano spiegate agli utenti le loro pratiche di raccolta e condivisione dei dati.

La sfida sta nel modo in cui la sua normativa sulla privacy dei dati si accorderà con le varie leggi sulla protezione dei dati a livello regionale, nazionale e continentale come la Convenzione sulla Cybersecurity e sulla Protezione dei Dati Personali dell'Unione Africana, il modello di legge sulla protezione dei dati della Comunità per lo Sviluppo del Sud Africa (SADC), la Legge Supplementare A/SA. 1/01/10 sulla Protezione dei Dati Personali all'interno della Comunità Economica dei Paesi dell'Africa Occidentale (ECOWAS) e il quadro normativo per le leggi digitali dell'Africa Orientale.

Soluzioni tecnologiche contribuiscono al successo dell'Africa contro la COVID-19

Oltre a PanaBIOS, molte nazioni africane hanno fatto partire reazioni alla crisi da COVID-19 basate sulla tecnologia per mitigare la diffusione del virus.

Per esempio, degli scienziati senegalesi hanno sviluppato un kit per fare il test della COVID-19 che costa un dollaro e ventilatori 3D per i pazienti. Wellvis, una start-up nigeriana, ha creato il COVID-19 Triage Tool, uno strumento online gratuito che aiuta gli utenti a valutare la propria categoria di rischio in base ai loro sintomi e alla storia dei loro contatti.

Il governo sudafricano ha usato Whatsapp per creare un chatbot interattivo che risponda a domande comuni su miti, sintomi e cura della COVID-19. E in Uganda, le commercianti hanno usato l'app Market Garden per vendere le loro merci da casa attraverso l'app e farle poi trasportare con moto-taxi ai clienti.

Il successo dell'Africa nel controllare e gestire la diffusione della COVID-19 è stato attribuito alla sua popolazione più giovane, limitata capacità di testare e tracciare la mortalità e la possibile presenza di anticorpi per il SARS-CoV-2 trovati in alcuni africani.

Tuttavia, è chiaro che le innovazioni tecnologiche africane rappresentano un fattore fondamentale per il suo successo nel controllare la COVID-19, unite a una leadership decisa all'inizio della pandemia.

Solomon Zewdu, medico e vice-direttore della Bill & Melinda Gates Foundation ha sintetizzato come, a gennaio, mentre molte nazioni occidentali esitavano, l'Etiopia cominciava uno screening intensivo all'aeroporto di Addis Ababa. Il Ruanda è stato il primo Paese africano a cominciare il lockdown il 21 marzo e molti altri Paesi africani cominciarono poco dopo: il Sud Africa ha messo in pratica un lockdown completo quando aveva solo 400 casi e due morti. (L'Italia, con una popolazione simile, aveva più di 9.000 casi e 400 morti quando ha agito.)

Al contrario, il numero di casi positivi e morti negli Stati Uniti è sei volte quello dell'Africa. Gli esperti di salute pubblica avevano previsto che la pandemia avrebbe colpito orribilmente il continente e che ci sarebbero stati corpi abbandonati per le strade.

Chiaramente, l'Africa ha dimostrato il contrario.

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