I protestanti hanno mostrato la loro opposizione nei confronti del governo attuale, muovendo bandiere senza il caratteristico pentagramma giallo, simbolo dell'identità nazionale collettiva dell'Etiopia.
I sostenitori del governo, per lo più di etnia Oromo, hanno marciato per affrontare i manifestanti antigovernativi. Vestivano di rosso, giallo e verde, i colori nazionali dell'Etiopia, e portavano le bandiere del Fronte di Liberazione dell'Oromo.
I manifestanti si sono avvicinati così tanto da urlarsi insulti a vicenda.
Questo confronto nella vita reale impallidisce rispetto all'intensa agitazione politica che si svolge in ogni angolo dei social media etiopi, in particolare su Facebook. Gli etiopi usano Facebook più di ogni altro social media e per molti cittadini Facebook coincide con “internet”.
Dall'anno scorso, l'Etiopia ha attraversato una tanto decantata transizione dalla dittatura alla democrazia. Molti etiopi hanno accolto la transizione portata avanti dal Primo Ministro Abiy Ahmed. Tuttavia, la grande euforia verso le nuove libertà civili si è sgonfiata quando sono riemerse le spaccature politiche tra le élite non governanti dei due principali gruppi etnici dell'Etiopia: gli Amharas e gli Oromos.
Le tensioni tra i due gruppi si manifestano online con video di Facebook Live e YouTube, dove compaiono personalità etiopi con opinioni forti e punti di vista politici. Centinaia di pagine Facebook e canali YouTube creano contenuti per i vari gruppi culturali e linguistici dell'Etiopia. In Etiopia, ci sono circa 83 lingue native parlate, anche se amarico, afan oromo, tigrino e somalo sono le principali lingue utilizzate nell'internet dell'Etiopia.
Questi video condivisi informano e modellano l'attuale discorso sulla politica etiope, sia a casa che nella sua grande diaspora, spesso portando o amplificando la disinformazione originata da questi video.
Teorie di cospirazione online, sproloqui politici e voci intrise di odio comune sono ormai una cosa comune nei social media etiopi.
Almaz, una manifestante antigovernativo di Amhara che usa uno pseudonimo per proteggersi da attacchi abusivi online, si trovava tra le folle inferocite alla manifestazione di Washington DC. La sua esperienza nell'organizzazione e nell'agitazione dei social media è tipica di molti altri manifestanti. Ha sentito parlare per la prima volta della manifestazione antigovernativa tramite Facebook e segue una serie di attivisti antigovernativi sulla piattaforma.
Da quanto si è trasferita negli Stati Uniti nel Settembre 2018, continua a usare Facebook per seguire le notizie da casa, soprattutto tramite i servizi di streaming live di Facebook.
Almaz e i suoi amici utilizzano i feed sia per segnalare il proprio interesse verso alcune storie sia per coordinare gli streaming di gruppo, in cui spettatori con idee simili si riuniscono online per guardare i live streaming più popolari. Di solito ci si riunisce per guardare Yoseph Yitna, un teorico della cospirazione che trasmette quotidianamente dall'estero la politica etiope
Per quanto riguarda le riforme democratiche, il nuovo governo ha smesso di bloccare i siti web dei gruppi di opposizione della diaspora etiope e ha posto fine al filtraggio per motivi politici dei contenuti. Ha ridotto la sorveglianza e le molestie nei confronti dei giornalisti e ha aperto il mercato delle telecomunicazioni. In assenza di altre istituzioni mediatiche locali abbastanza sviluppate, Facebook è diventato il principale portale di notizie e informazioni per gli utenti etiopi.
Per ogni sviluppo politico, compare una serie di trasmissioni, principalmente su Facebook e sempre più su YouTube in amarico e afan oromo.
Almaz si sintonizza anche con il critico politico Yoni Magna per analizzare le varie notizie su Facebook.
Magna ha cominciato ad esprimere la sua rabbia sui social media nel 2015 e posta regolarmente commenti che vanno dagli eventi politici attuali alla religione alla cultura pop in lingua amarica. Il suo slogan recita “Grazie alla Madre (Maria) e Suo Figlio” e si descrive come un sostenitore della verità per gli etiopi. La sua pagina Facebook ha un pubblico numeroso e coinvolto. Al momento ha circa 161.000 follower e il suo canale YouTube è stato visto più di 29 milioni di volte. In uno video tipico, parla per quasi un'ora e rimbalza da un argomento all'altro. Grida, finge minacce e si scaglia contro quelli che lo criticano con insulti etnici che prendono di mira vari gruppi etnici e religiosi.
Almaz guarda anche le dozzine di dirette Facebook di Tolosa Ibsa, un teorico della cospirazione il cui YouTube ha accumulato più di 11 milioni di visualizzazioni. Gigi Kiya, opinionista che si diverte a trollare i suoi opponenti, ha accumulato circa 10 milioni di visualizzazioni sul suo canale Youtube.
Queste figure precedentemente marginali dei social media etiopi hanno beneficiato della nuova apertura dell'Etiopia. Sono per lo più monologhi riguardanti la diaspora che trasmettono dai loro soggiorni, dove si lamentano con veemenza del governo etiope e si attaccano a vicenda. Facebook è il loro quartier generale, anche se alcuni sono migrati su YouTube, per monetizzare il proprio lavoro attraverso gli annunci.
Molti di questi creatori di contenuti condividono notizie imprecise e palesemente false. Gestiscono pagine Facebook popolate da persone che condividono opinioni politiche simili, rafforzando le differenze politiche creando camere di eco e cascate di informazioni tra i diversi gruppi etnolinguistici dell'Etiopia.
Le sezioni dei commenti delle trasmissioni in diretta su Facebook di queste figure si riempiono di persone che si lanciano insulti e meme a vicenda.
Il tentato “colpo di stato” regionale di Amhara: un caso di disinformazione
Nelle ultime settimane, Almaz ha condiviso incessantemente link e post di video di Facebook Live su un incidente accaduto nel giugno 2019 ad Amhara, la seconda regione più grande dell'Etiopia. Il 22 giugno, un gruppo armato ha ucciso il presidente della regione insieme al suo consigliere e al procuratore generale della regione in un presunto tentativo di colpo di stato regionale fallito. Il generale Asaminew Tsige, capo delle forze di sicurezza nella regione di Amhara, comandava il gruppo armato. Questo incidente è stato innescato da una vertiginosa controversia all'interno del partito di governo della regione, il Partito Democratico Amhara (ADP).
Su Facebook circolavano voci che gli omicidi facessero parte di un complotto ideato dal primo ministro Abiy Ahmed, un oromo, per sovrastare la leadership del popolo amhara.
L'epidemia di disinformazione portata avanti dai video live di Facebook trascende le divisioni ideologiche ed etniche.
Un altro manifestante a favore del governo, che usa il nome Yoseph, si trovava alla manifestazione DC ed è appena tornato negli Stati Uniti da una visita in Etiopia dopo 15 anni di esilio.
Come Almaz, anche Yoseph ha sentito parlare di questo avvenimento, ma da un universo completamente diverso di emittenti di video live su Facebook. Yoseph di solito visita le pagine Facebook di Ambo Urge e Hangaasa Ahmed Ibraahim, due sostenitori del primo ministro etiope che trasmettono affermazioni infondate sulle persone che non lo supportano. Attaccano i cittadini che si oppongono ad Abiy paragonandoli a coloni nostalgici dell'era imperiale dell'Etiopia precedente al 1974, quando gli etiopi erano semplicemente considerati “una raccolta di sudditi imperiali” piuttosto che cittadini. Yoseph condivide video che esagerano l'eroismo di Abiy e diffonde voci false sui suoi rivali.
Campagna contro la disinformazione chiede a Facebook di fare qualcosa
All'inizio di luglio, attivisti preoccupati etiopi hanno avviato una campagna sui social media per limitare la disinformazione e i contenuti di odio su Facebook. Hanno segnalato contenuti violenti su Facebook e hanno incoraggiato altri a segnalare utilizzando lo strumento di segnalazione fornito da Facebook. Un attivista che ha chiesto a Global Voices di rimanere anonimo afferma di aver segnalato contenuti che vanno da meme bigotti a video provocatori, ma la maggior parte dei contenuti che ha segnalato è rimasta su Facebook. Ad esempio, ha riportato un video su YouTube di un estremista etnico che ha minacciato di uccidere Amharas ei loro figli che vivono in Oromia. La versione troncata del video circolava ancora su Facebook al momento della pubblicazione di questo articolo.
Un utente di Twitter ha segnalato un altro estremista etnico che su Facebook invitava le donne amhara ad avvelenare i loro mariti oromo per spazzare via gli oromo.
In this video, this man speaking in Amharic calls for a genocide against ethnic #Oromo. He is appealing to all Amhara wives who are married to Oromo men to poison their husbands. I’m only translating his message for the world to see it. @BBCAfrica @USEmbassyAddis @hrw #Ethiopia pic.twitter.com/YxotYfXjty
— Alex A (@lakimlakim) July 21, 2019
In questo video, quest'uomo amhara chiede il genocidio contro l'etnia oromo. Fa un appello a tutte le moglie amhara sposate con un uomo oromo e le invita ad avvelenare i loro mariti. Sto solo traducendo il suo messaggio per permettere al mondo di aprire gli occhi.
Questi sono solo alcuni esempi delle centinaia di migliaia di ore di video trasmesse in streaming in almeno cinque principali lingue etiopi. Gli attivisti sono frustrati dal fatto che la maggior parte dei contenuti dannosi segnalati non venga rimossa. Si chiedono se Facebook si preoccupi del danno che potrebbe causare in Etiopia.
Facebook ha recentemente assunto [contenuto non disponibile] un etiope come uno dei suoi specialisti di mercato per l'Africa subsahariana. Secondo Facebook, gli specialisti di mercato [contenuto non disponibile] “svolgono un ruolo chiave all'interno del team operativo della comunità globale mantenendo la piattaforma sicura, vivace e diversificata”.
Tuttavia, non è chiaro se le responsabilità del dipendente assunto includano la moderazione dei contenuti dei video in amarico. Inoltre, non è chiaro se Facebook e altre piattaforme stiano investendo risorse sufficienti per affrontare contenuti problematici in Etiopia come la disinformazione e l'incitamento all'odio.