Sito di notizie del Kazakistan riceve minacce dopo la riapertura della storia di abuso su minore

Uno screenshot del video Youtube di The Village mostra la nonna del ragazzo del villaggio meridionale di Abai, che ha denunciato la violenza inflitta a suo nipote affermando “non ne potevo più”.

The Village [ru, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], una popolare testata giornalistica su internet in Kazakistan, è stata fondata nel 2017 come una lettura leggera rivolta soprattutto ai lettori di Almaty, la città più popolosa del Paese. Si è presto trasformata in una voce per il giornalismo indipendente, attirando l'attenzione di coloro che non amano i giornalisti che ricercano questioni spinose.

Dopo che la giornalista Assem Zhapisheva ha scritto un approfondimento sulla straziante storia dello stupro minorile presente nelle testate giornalistiche dal 2018- raggiungendo il numero di 40.000 lettori in sole 24 ore, numero impressionante per il Kazakistan- ha iniziato a ricevere telefonate minacciose, presumibilmente da funzionari pubblici. Zhapisheva spense immediatamente il telefono e si appellò alle autorità affinché indagassero, mentre il 1° settembre The Village scriveva una denuncia pubblica sul suo canale Telegram:

Мы вынуждены сообщить, что прямо сейчас на нашу редакцию совершается атака неустановленных лиц, представляющихся различными ведомствами с требованием удалить статью.

Мы требуем прекратить давление на независимых журналистов. Мы не намерены удалять опубликованный материал.

Этим лицам же советуем решать проблемы в стране, а не пытаться заткнуть журналистов.

Vi informiamo che individui sconosciuti, che si presentano come funzionari statali, ci stanno attaccando, chiedendoci di rimuovere l'articolo dal nostro sito web.

Chiediamo che smettano di fare pressioni sui giornalisti indipendenti. Non intendiamo rimuovere il nostro articolo.

Suggeriamo loro di [provare a] risolvere i problemi del Paese, piuttosto che tentare di far tacere i giornalisti.

Il ministero dell'informazione ha mandato una nota il giorno seguente, affermando che il suo rappresentante aveva effettivamente contattato la redazione di The Village, ma solo per “fornire assistenza riguardo l'accuratezza delle informazioni presentate”, non per esercitare pressione sui suoi giornalisti.

Ore dopo, l'Ombudsman per i bambini del Paese, Aruzhan Sain, ha sottolineato in un post su Facebook che l'articolo di Zhapisheva affermava falsamente che il bambino vive ancora nel villaggio di Abai, laddove era stato trasferito con sua madre anni fa. Nel 2018, nell'arco di sei mesi, il bambino era stata ripetutamente violentato da ragazzi più grandi del villaggio di Abai, nel sud del Paese.

Erden Zikibay, un artista locale, ha disegnato un'illustrazione in cui ha giustapposto l'eredità d'oro del poeta del XIX secolo Abai [en] con la realtà oscura del Kazakistan rurale sotto l'allora presidente Nursultan Nazarbayev [en], dove la violenza e lo stupro rimangono impuniti.

La gente del posto, compresi i genitori della vittima, così come i dirigenti scolastici e le autorità del villaggio hanno cercato di insabbiare la storia il più a lungo possibile, finché la nonna del ragazzo è riuscita a catturare l'attenzione della giornalista Amangeldy Batyrbekov.

Il rapporto di Batyrbekov ha svelato la verità sugli abusi, mettendo a nudo una società troppo desiderosa di colpevolizzare la vittima e perdonare il bullismo. In Kazakistan, si ritiene sia meglio insabbiare qualcosa di ‘vergognoso’ come lo stupro, piuttosto che denunciarlo e renderlo pubblico. Nonostante il caso abbia conquistato le testate nazionali, nessuno è mai stato punito per il crimine.

Piuttosto, Batyrbekov ha ricevuto minacce per la pubblicazione dell'articolo ed è stato infine condannato per diffamazione [en] nel 2019, dopo che le notizie hanno rivelato casi di corruzione nel settore scolastico. La sua condanna iniziale di due anni e tre mesi di reclusione è stata revocata in sede di appello ed è stato rilasciato [en] dopo aver scontato quattro mesi di carcere.

Quello di Batyrbekov non è stato un caso isolato. A giugno, la fondazione per la difesa della libertà di espressione Adil Soz ha pubblicato un rapporto sulle numerose minacce di morte [en] contro il caporedattore Ak Zhaiyk, Azamat Maitanov e il suo staff. Un quotidiano popolare nella regione Atyrau, Ak Zhaiyk è una delle poche voci indipendenti nel Kazakistan occidentale.

Un altro fedele settimanale indipendente, Uralskaya Nedelya [en], è stato oggetto di molestie per anni. In diverse occasioni, il suo caporedattore, Lukpan Akhmediyarov, ha resistito alle minacce [en] e alle pressioni della polizia relative alle storie pubblicate dal giornale.

Secondo Reporter Senza Frontiere, l'autorità di vigilanza sui media, il Kazakistan è tra i Paesi con le peggiori prestazioni [en] in termini di libertà di stampa. Solo pochi mesi fa, il Progetto Pegasus, un'indagine sui documenti trapelati, ha mostrato come diversi giornalisti [en] fossero stati presi di mira con spyware dai servizi di sicurezza del Paese.

Sia attraverso molestie, che minacce o violenze dirette, i giornalisti in Kazakistan continuano a trovarsi sotto pressione [en] sia da parte delle autorità che dalle élite locali [en].

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