Filippine: la censura online diventa una nuova forma di autoritarismo

Immagine di Altermidya. Uso autorizzato

Nel 1972, Ferdinand Marcos pose le Filippine sotto la legge marziale, e ordinò immediatamente la chiusura di tutti i mezzi di comunicazione. Successivamente, permise l'attività di media gestiti dai suoi amichetti. Molti giornalisti indipendenti furono costretti alla clandestinità. Quelli più coraggiosi, che scrivevano per testate giornalistiche indipendenti, furono imprigionati per aver smascherato i racconti di Marcos e dei suoi portavoce.

Dopo la cacciata di Marcos, nel 1986, la lotta contro la dittatura diede origine a una nuova costituzione che ha sancito la libertà di stampa, la libertà di espressione e altri diritti civili e politici fondamentali.

Tuttavia, nell'era del progresso tecnologico, gli aspiranti dittatori non hanno bisogno di dichiarare la legge marziale per reprimere i media. La censura ha preso nuove forme. Gli obiettivi sono gli stessi: impedire a chi dice la verità di raggiungere il proprio pubblico di riferimento, e negare al pubblico l'accesso a notizie e approfondimenti affidabili e pertinenti.

Negli ultimi cinque anni, le organizzazioni dei diritti umani e i mezzi di comunicazione delle Filippine sono stati oggetto di attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) — tentativi malevoli di interrompere il normale traffico di un server designato, servizio o rete sovraccaricando un bersaglio, o il suo ambiente circostante, con un'enorme quantità di traffico.

Immagine gentilmente concessa da Len Olea

Il primo DDoS documentato contro una testata giornalistica delle Filippine risale a dicembre 2018. Per diversi giorni, gli editor e lo staff della rivista online indipendente Bulatlat [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] non hanno potuto accedere al sistema di gestione dei contenuti per inserire nuovi articoli. Anche i lettori si sono messi in contatto con loro, lamentando di aver riscontrato errori visitando l'url “bulatlat.com.”  Gli ultimi articoli pubblicati riguardavano il cinquantesimo anniversario del Partito Comunista delle Filippine (PKP), un partito che storicamente è considerato come il nemico del governo.

I difensori dei diritti digitali avevano risposto alla richiesta d'aiuto di Bulatlat, confermando che l'interruzione del sito era stata causata da un massiccio attacco DDoS. Anche altri mezzi di comunicazione — Pinoy Weekly [ph], Kodao and Altermidya, ognuno dei quali aveva accettato di ripubblicare gli articoli di Bulatlat — sono stati gli obiettivi di attacchi DDoS. Per la loro attività di giornalismo indipendente, tutti questi mezzi di comunicazione hanno ricevuto l'etichettatura rossa dai funzionari del governo e le forze di sicurezza statali. Alcuni degli articoli pubblicati da questi siti di informazione si concentrano sui problemi degli emarginati, in particolare dei contadini, i poveri urbani, i lavoratori e la popolazione indigena.

Ci sono voluti quasi tre mesi perché la Qurium Media Foundation, organizzazione non-profit con base in Svezia, tracciasse gli attacchi, e la loro indagine li ha portati a due aziende IT con base nelle Filippine.

Bulatlat e il suo web host Qurium hanno contattato le due aziende via email, e il dipartimento delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione delle Filippine (DICT) per chiedere assistenza, ma invano. Con l'aiuto dei difensori dei diritti umani della National Union of Peoples’ Lawyers (unione nazionale degli avvocati delle Filippine), Bulatlat, Pinoy Weekly, Kodao e Altermidya hanno avviato una causa civile contro le due aziende IT. È stato firmato un accordo di compromesso, in cui le due aziende IT hanno dichiarato che non avrebbero permesso che le loro infrastrutture fossero utilizzate per violare la libertà di stampa.

Gli attacchi DDoS si sono fermati per un certo periodo. Dal 2021, tuttavia, sono stati registrati nuovi attacchi.

Gli stessi mezzi di comunicazione sono stati inizialmente presi di mira, nello stesso momento in cui la Corte Suprema teneva le argomentazioni orali sulle petizioni contro la legge antiterrorismo (ATA). I difensori dei diritti umani si sono opposti alle draconiane disposizioni nell'ATA, e le testate giornalistiche alternative hanno pubblicato articoli al riguardo.

Questa volta, l'indagine della Qurium ha rivelato che i cyberattacchi venivano dall'esercito filippino, utilizzando le infrastrutture governative del Dipartimento di scienza e tecnologia filippino. In un altro report, il team di pronto intervento informatico del governo ha confermato le scoperte di Qurium.

Da dicembre 2021, quando il periodo di campagna elettorale per le elezioni del 2022 si stava surriscaldando, altri media sono stati oggetto di attacchi DDoS.

Nel 2020, ABS-CBN, la più grande rete televisiva del paese, non andò in onda dopo che gli alleati dell'allora Presidente Rodrigo Duterte avevano negato alla rete una nuova concessione. Dopo il passaggio completo alle piattaforme online, la rete televisiva annunciò che il suo sito era stato colpito da cyberattacchi, l'11 dicembre 2021, rendendo inaccessibili alcune sue parti per sei ore. Prima dell'incidente, aveva pubblicato articoli sulle attività di commemorazione della Giornata dei Diritti Umani, compreso un omaggio alle vittime della dittatura di Marcos. Il figlio e omonimo del dittatore cacciato era tra i candidati alla presidenza.

Da dicembre 2021 fino a maggio 2022, una serie di attacchi DDoS aveva preso di mira i siti delle testate giornalistiche Rappler, Vera Files, GMA News, TV 5, CNN Philippines, Interaksyon, Bulgar [ph], PressOne, Mindanao Gold Star Daily, Bulatlat, e Kodao. Una revisione degli articoli pubblicati prima degli attacchi DDoS ha mostrato che molti di questi incidenti erano probabilmente legati alle elezioni.

L'attacco a GMA News era avvenuto circa una settimana dopo che Jessica Soho aveva intervistato i candidati presidenziali, il 22 gennaio — Marcos Jr. era stato criticato per aver declinato gli inviti alle interviste di Jessica Soho. L'attacco DDoS a CNN Philippines era avvenuto mentre ospitava un dibattito presidenziale, il 23 febbraio 2022 — dove Marcos Jr. aveva rifiutato di partecipare. Le indagini di Qurium e Rappler hanno rivelato che a dicembre 2021 e a gennaio 2022 gli attacchi Ddos a Rappler, ABS-CBN, e Vera Files avevano le stesse firme di attacco.

Un gruppo hacker Pinoy Vendetta affermò di aver orchestrato, a gennaio 2022, la serie di attacchi contro i siti di informazione. Un funzionario governativo ha elogiato Pinoy Vendetta come dei “geni del computer.” Gli attacchi DDoS di marzo 2022, nel frattempo, avevano preso di mira le testate giornalistiche impegnate nel fact checking dei post sui candidati delle elezioni di maggio 2022.

Mindanao Gold Star Daily, per esempio, aveva pubblicato articoli che smontavano le dichiarazioni contro Leni Robredo, l'allora forte rivale di Marcos Jr. nella corsa presidenziale. Vera Files, intanto, aveva verificato le dichiarazioni di Marcos Jr., secondo cui il sugarotto, un tipo di pesce popolare tra la popolazione povera, era “il più facile da allevare.” Prima di venire colpita dagli attacchi DDoS, PressOne aveva smontato la dichiarazione secondo cui Robredo e due ex funzionari governativi avrebbero intascato il denaro destinato alle vittime del tifone. La testata giornalistica aveva anche etichettato come satira l'affermazione secondo cui Marcos Jr. sarebbe stato canonizzato dal pastore filippino Apollo C. Quiboloy.

In una dichiarazione, l'Unione nazionale dei giornalisti filippini (NUJP) ha condannato gli attacchi DDoS contro le redazioni, chiamandole “una minaccia alla libertà di stampa e alla libera circolazione dell'informazione, entrambe di vitale importanza durante il periodo delle elezioni.”

I cyberattacchi contro le testate giornalistiche filippine sono avvenuti in concomitanza con massicce campagne di disinformazione. Le menzogne sono state trasmesse al pubblico attraverso le piattaforme social. Si tratta di un duplice approccio nella guerra di propaganda. Marcos Jr. venne infine dichiarato il vincitore della corsa presidenziale. Cinquant'anni dopo che il dittatore Marcos aveva dichiarato la legge marziale, suo figlio ha rivendicato il palazzo di Malacañan.

I giornalisti filippini e il pubblico in generale devono affrontare i nuovi strumenti del regime autoritario.

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