Togo: giornalista onorato per la sua battaglia contro la corruzione, ora sarà costretto all'esilio

Foto tratta dal Canale YouTube di Ferdinand Ayite. Utilizzo autorizzato.

A Togo, la determinazione e la resilienza di un giornalista gli hanno fatto guadagnare un premio internazionale, a costo dell'esilio.

L'indice 2023 di Reporters Without Borders [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] (RSF) posiziona il Togo alla 70esima posizione su 180 paesi in merito alla libertà di stampa. Se la confrontiamo con la classifica del 2022 (100 su 180), il paese, sotto la guida del presidente Faure Essozimna Gnassingbé [it] dal 2005, ha certamente superato 30 stati, ma la sua situazione rimane difficile.

Infatti il paese è gravemente vittima della corruzione: secondo l’Indice di percezione della corruzione, dell'ONG Transparency International, il Togo si ritrova alla 130esima posizione su 180 paesi con un punteggio di 30/100. Questo punteggio tiene conto dei livelli di corruzione nel settore pubblico di uno stato in una scala da 0 (alta corruzione) a 100 (senza corruzione).

Tuttavia, un giornale, L'Alternative [fr], che pubblica articoli e anche talk show su YouTube, non nasconde il crescente aumento della corruzione e le violazioni dei diritti umani. Ferdinand Ayité, direttore del quotidiano è stato per tanto tempo una spina nel fianco per il sistema giudiziario togolese. Perciò nel dicembre 2021, il ministro dell'econimia Kodzo Adédzé e il ministro di giustizia e legislazione Pius Agbétomey hanno portato avanti una rimostranza contro Ayité e Joël Egah, direttore del quotidiano Fraternité, per osservazioni diffamatorie in una trasmissione accessibile su YouTube:

Viene citato anche Isidore Kouwonou, caporedattore de L'Alternative e presentatore della trasmissione. Sentendosi minacciati, Ayité and Kouwonou hanno lasciato il paese pochi giorni prima dell'ultima udienza dell'8 marzo 2023.

Il 15 marzo, i due giornalisti sono stati condannati in contumacia a tre anni di carcere e condannati a pagare 3 milioni di XOF (4,981 dollari) per “oltraggio all'autorità” e “diffusione di menzogne sui social network.”

Il 29 giugno, quindi durante l'esilio, il giornalista ha ricevuto il comunicato che gli sarebbe stato assegnato il 2023 International Press Freedom Award del Committee to Protect Journalists. Lui è l'unico africano e condividerà questo riconoscimento con Nika Gvaramia dalla Georgia, Shahina K.K  dall'India, e María Teresa Montaño dal Messico.

Global Voices ha chiacchierato con Ferdinand Ayité durante un intervista online insieme al canale togolese Plume d'Afrique [fr]. L'intervista è stata modificata per maggior chiarezza.

Global Voices (GV): Hai ricevuto il 2023 International Presse Freedom Award conferitoti dal Committee to Protect Journalists. Cos'hai provato subito dopo aver ricevuto questa onorificenza? [fr, come tutte le citazioni seguenti]:

Ferdinand Ayité (FA): C’est un sentiment de fierté et d’amertume. D’abord de fierté parce que c’est un prix assez prestigieux, et savoir que je suis le seul Togolais et Africain à obtenir ce prix cette année est un réconfort. Un sentiment d’amertume parce que ce prix intervient au moment où au niveau de notre rédaction nous avons énormément de difficultés. J’ai sur le terrain plusieurs collaborateurs qui ne peuvent plus travailler aujourd’hui parce que je ne suis pas à l’intérieur du pays. Savoir que ces dames et jeunes gens ne peuvent plus faire ce qu’ils savent faire, c’est-à-dire le journalisme, est quand même un sentiment d’amertume. Voilà ce qui m’anime en ce moment.

Ferdinand Ayité (FA): Ho provato un sentimento di orgoglio e di amarezza. Orgoglio perché si tratta di un premio piuttosto prestigioso e sapere che sono stato l'unico togolese e africano ad aver ricevuto questo riconoscimento quest'anno è incoraggiante. Tuttavia, questa vittoria ha un sapore un po’ amaro perché questo premio arriva in un momento in cui, sul fronte delle pubblicazioni, ci ritroviamo un po’ in difficoltà. Ho diversi collaboratori che ad oggi non possono più lavorare perché non vivo più all'interno del paese. Sapere che questi giovani, uomini e donne, non possono più fare quello che sanno fare meglio, ovvero giornalismo, mi dà una sensazione di amarezza. E questo è quello che mi guida ora.

GV: Puoi raccontarci brevemente il tuo percorso e cosa ti ha favorito?

FA: Il y a plus de 15 ans, nous avons lancé ce projet que nous avons appelé ‘‘L’Alternative’’ et nous avons commencé par travailler là-dessus avec mon rédacteur en chef de l’époque, Maxime Domegni qui est aujourd’hui à l’international. Nous avons fait notre petit bonhomme de chemin, subi des humiliations, des persécutions, des harcèlements judiciaires et administratifs, la prison, la condamnation et aujourd’hui l’exil ! Je pense que c’est notre capacité à pouvoir tenir malgré tous ces évènements qui fait qu'aujourd’hui ma petite personne a été primée sur le plan international. C’est le fruit de la résilience parce qu’ailleurs, peut-être pour avoir subi des persécutions, certains ont abandonné. Moi je n’ai jamais abandonné, même il y a un an et demi de cela à la sortie de prison, avec mon confrère qui malheureusement est décédé, paix à son âme ! Beaucoup de voix se sont élevées pour nous dire qu’il fallait laisser tomber. Mais j’ai repris mes émissions sur YouTube comme si de rien n'était. Je pense que quelque part, de loin, il y a des gens qui observaient ce qui nous arrivait au pays.

FA: Più di 15 anni fa abbiamo lanciato questo progetto, chiamato L'Alternative e abbiamo iniziato a lavorare con quello che all'epoca era il mio caporedattore, Maxime Domegni, che oggi si trova all’ [International Consortium of Investigative Journalists]. Abbiamo sofferto umiliazioni, persecuzioni, minacce legali e amministrative, prigione, condanna e ora siamo in esilio! Io ritengo che sia grazie alla nostra capacità di mantenere la nostra posizione, nonostante tutte queste vicende, che oggi la mia umile persona è stata scelta per un riconoscimento internazionale. Posso dire che è anche grazie alla resilienza perché, in altri contesti, magari dopo essere rimasti vittime di persecuzioni, alcune persone smettono di combattere. Io posso dire di non aver mai mollato, nemmeno un anno e mezzo fa, quando sono uscito di prigione, con il mio collega che purtroppo non è più con noi, Dio lo benedica! Molte persone ci hanno detto di mollare. Ma io ho ripreso comunque a fare le mie trasmissioni su YouTube. Credo che da qualche parte, ci sono persone che, da lontano, osservano quello che accade in questo paese.

GV: Dopo poche ore dalla premiazione, hai scritto “una luce in questo mare di difficoltà che stiamo affrontando.” A cosa ti stavi riferendo esattamente?

FA : Je parle de ma situation et de celle de mon rédacteur en chef. Le 15 mars dernier, nous avons été condamnés à trois ans de prison assorti d’un mandat d’arrêt international. On a dû quitter le pays, et nous sommes aujourd'hui des fugitifs. C’est difficile et triste de se retrouver dehors, loin de nos familles et de nos parents, qui à leur tour, font objet de harcèlement au pays. C’est par rapport à toutes ces évènements et à notre situation actuelle que j’ai eu à faire cette déclaration. C’est très difficile pour les journalistes que nous sommes d’être contraints à vivre cette situation.

FA: Parlo della mia situazione e di quella del mio caporedattore. Il 15 marzo siamo stati condannati a tre anni di carcere con un mandato di cattura internazionale. Siamo stati costretti a lasciare il paese e oggi siamo fuggitivi. Questa è una situazione difficile ed è triste trovarci lontani da chi amiamo e dalle nostre famiglie, che, sono soggetti a persecuzione. Quando ho fatto quell'affermazione pensavo a tutta questa situazione. è molto difficile per i giornalisti costretti a vivere in questa situazione.

GV: Viste quali sono le problematiche, ritieni di esserti spinto troppo oltre nella tua lotta per la libertà di stampa in Togo?

FA : Non, quand on a des principes et des valeurs et quand on les défend, on n’a jamais été trop loin. J’ai été président de SOS Journaliste en danger, [une association des journalistes togolais pour la défense de la liberté de presse], nous avons fait des manifestations au Togo pour exiger le retrait de certaines lois et certaines dispositions mais on a été bastonnés et gazés. Voir aujourd’hui qu'on peut envoyer un journaliste en prison, c’est quand même assez grave pour un pays qui se dit démocratique. Tant qu’on n’a pas une presse vraiment libre et indépendante qui contribue à la consolidation de la démocratie à travers la libre information des populations, ce qui est mentionné dans notre constitution, on ne va jamais trop loin.

FA: No, quando una persona ha dei principi e dei valori, e li difende, non ci si spinge mai troppo oltre. Sono stato presidente del SOS Journaliste en danger [un'associazione di giornalisti togolesi in difesa della libertà di stampa], abbiamo organizzato manifestazioni a Togo per chiedere l'abrogazione di alcune leggi e di alcuni provvedimenti, ma siamo stati picchiati e attaccati con i lacrimogeni. Vedere che in questo momento possono mandare in carcere un giornalista è una questione abbastanza grave per un paese che si definisce democratico. Fino a quanto non avremo una stampa veramente libera e indipendente che contribuisca al consolidamento della democrazia per mezzo dell'informazione libera, come si afferma nella nostra costituzione, non possiamo dire di esserci spinti troppo in là.

GV: A chi vuoi dedicare questo riconoscimento?

FA : Je dédie ce prix à la presse togolaise parce qu’elle se trouve aujourd’hui dans une situation assez préoccupante. Que soit la presse audio-visuelle où les fondateurs sont acculés par des difficultés financières, ou les journalistes qui perçoivent difficilement leur salaire, on ne parle pas souvent de ces problèmes. De même, la presse écrite est dans une situation catastrophique: certains journaux ne paraissent plus aujourd’hui ou pas selon leur périodicité à cause de ces contraintes financières.

Aujourd’hui, cette presse n’est pas indépendante car l’indépendance est d'abord financière. Il faut se rendre compte que la presse est totalement dans le gouffre. Ces cinq dernières années, une dizaine de journalistes sont morts, et la plupart sont décédés parce qu’ils n’avaient pas les moyens de se soigner. Cela doit interpeller non seulement les journalistes mais les autorités.

Nous ne sommes plus à l’époque du simple journaliste de reportage, car cela, avec les réseaux sociaux, tous les citoyens peuvent le faire. Le problème est l’espace qui ne nous permet pas d’évoluer, d’avoir des moyens pour pouvoir faire la loi. Les journalistes indépendants eux vont creuser au fond de la marmite, investiguer pour faire ressortir des dossiers qui permettront qu’on puisse corriger les tares de la société.

FA: Dedico questo riconoscimento alla stampa togolese perché si trova in una situazione drammatica. Sia che si tratti della stampa audiovisiva o dei suoi fondatori che si trovano con le spalle al muro dal punto di vista finanziario, o dei giornalisti che fanno fatica a vivere, non parliamo spesso di questi problemi. Allo stesso modo, anche la parola scritta si trova una situazione catastrofica: alcuni giornali oggi non vengono più pubblicati o incontrano dei problemi nella pubblicazione a causa delle ristrettezze finanziarie.

Oggi, questa stampa non è indipendente perché l'indipendenza dovrebbe essere per prima cosa finanziaria. La stampa è caduta in basso. Negli ultimi cinque anni quasi una dozzina di giornalisti è morta, principalmente perché non aveva mezzi di sussistenza. Questo dovrebbe catturare l'attenzione non solo dei giornalisti, ma anche delle autorità.

Non siamo più all'epoca della ricerca del lavoro perché, con i social network, è una cosa che possono fare tutti. Il problema è lo spazio che non ci permette di evolverci, e non ci dà un modo di stabilire le regole. I giornalisti indipendenti sono quelli che vanno al sodo, fanno indagini, per mettere in risalto i mali della società.

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