Undertones: giovani indigeni boliviani mettono in discussione narrazioni dei media sull'estrazione di combustibili fossili

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Benvenuti di nuovo a Undertones, la vostra fonte di analisi delle narrative mediatiche di tutto il mondo. Sono Melissa Vida, editrice del bollettino; in questa edizione esploreremo i punti di vista delle comunità indigene sulle narrative riguardanti il clima.

Quest'analisi fa parte del nostro progetto parallelo “Ropeia Taperai” (“Aprendo cammini”), realizzato in collaborazione con la Fondazione Avina, organizzazione latinoamericana senza fini di lucro, nell'ambito del programma Voci per un'azione climatica giusta. Nel 2022, i giovani indigeni della regione boliviana del Gran Chaco aspiranti alla professione di giornalista si sono riuniti per perfezionare la propria alfabetizzazione mediatica attraverso la messa in pratica della metodologia usata dall'Osservatorio dei Media Civici insieme a Rising Voices, la parte di Global Voices relativa all'inclusione digitale.

La maggior parte di loro frequenta la Scuola Indigena di Giornalismo nel municipio di Charagua, villaggio nel sud della Bolivia per lo più di lingua guaranì. Insieme analizzano i modi in cui la stampa locale parla del cambiamento climatico e dell'ambiente e suggeriscono quali sono le narrative che invece vorrebbero vedere al loro posto.

Il Gran Chaco è il secondo bosco più grande delle Americhe dopo l'Amazzonia. Si estende attraverso la Bolivia orientale e in parte dell'Argentina, del Paraguay e del Brasile. È la casa di molte comunità indigene, come i guaranì e i chiquitani, che vivono praticando l'agricoltura di sussistenza.

Negli ultimi anni, la regione è stata colpita duramente da siccità estrema, incendi forestali e inquinamento dell'acqua. Gli alimenti di base, come il mais, stanno diventando difficili da coltivare a causa della mancanza di precipitazioni. Tuttavia, quando gli abitanti esaminano i media, scoprono delle narrative sconosciute.

María Jesús Velasco, partecipante ai laboratori per giovani, ha indicato che “i media parlano abbastanza degli indigeni, ma non mostrano ciò che accade realmente nelle nostre comunità, nelle nostre case e nelle nostre regioni”.

Immagine di Marcelo Lazarte che evidenzia l'attività di analisi del mondo.

La lotta per l'acqua nel cambiamento climatico

I giovani giornalisti hanno campionato i media locali, scegliendo le parole più utilizzate. Alcune delle parole ricorrenti negli informativi sul Gran Chaco sono state “progresso”, “strade” e “imprese petrolifere”.

Per loro, i progetti che hanno per oggetto i combustibili fossili aggravano in forma diretta gli effetti del cambiamento climatico perché aumentano le sfide associate all'accesso all'acqua potabile.

La regione boliviana del Gran Chaco contiene la maggior riserva di gas del Sud America, dopo il Venezuela. Le imprese nazionali e straniere hanno estratto combustibili fossili durante quasi un secolo e, per trovare più gas, negli ultimi anni è stato permesso alle imprese di addentrarsi in zone protette.

Jorge Campanini, ricercatore dell'organizzazione boliviana senza fini di lucro CEDIB (Centro Boliviano di Documentazione e Informazione), ha commentato che “c'è molta tensione e preoccupazione nella regione del Chaco per l'alto livello di conflitti socioambientali causati dalle imprese straniere e boliviane”. Ha anche segnalato che, nonostante le entrate che l'industria dei combustibili fossili ha trasferito allo Stato, molte comunità nel Chaco non hanno ancora accesso a servizi pubblici come l'acqua, l'energia o la salute.

Foto di Elías Cerezo durante il laboratorio.

Elías Cerezo, uno dei partecipanti ai laboratori ha evidenziato [es] che “i media mostrano sempre questo termine (compagnia petrolifera) come se fosse qualcosa di buono, perché genera infiniti posti di lavoro e benefici economici”. “In questi casi, i media non raccontano nulla dell'impatto che (l'attività di estrazione del petrolio) lascia dopo la creazione dei posti di lavoro”. Cerezo afferma che queste imprese non stanno rispettando [es] le autorizzazioni ambientali né mitigando il loro impatto ecologico [es]. D'altra parte, ha segnalato che “per quanto riguarda l'acqua, abbiamo visto che, quando cominciarono a costruire una galleria, diminuì il livello dell'acqua per consumo umano”.

Campinini ha indicato che “l'acqua è scarsa e gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più pesanti ed evidenti; è chiaro che ogni anno la situazione sarà più critica. Ci sarà meno acqua e la poca quantità disponibile è inquinata o è oggetto di scontro tra le imprese e le comunità”.

Nonostante ciò, quando le comunità si pronunciano contro queste novità, si sentono discriminate. Un altro partecipante ai laboratori, Francés Perez ha evidenziato che i media li etichettano usando un antico pregiudizio contro gli indigeni: “pigri”.

“I media segnalano che siamo troppo pigri e che non sviluppiamo il terreno che abbiamo. Ma questo non è vero, siamo più conservazionisti, proteggiamo la natura, con la quale abbiamo un legame, perché ci dà quello che produciamo”.

I giovani si sono trovati d'accorso sul fatto che a loro piacerebbe assistere a una copertura più completa dell'evoluzione delle infrastrutture nella regione, così come dei periodi di siccità e degli incendi. Gli piacerebbe che ci fossero più media interessati alle iniziative dell'ecoturismo in modo da attrarre più risorse economiche nel territorio. In generale, sono a favore di una maggiore copertura delle loro culture, lingue, indipendenza politica e visioni del mondo.

Foto di Daniel Arias che sostiene la sua nuvola di parole durante il laboratorio.

Daniel Arias, uno dei partecipanti e autorità indigena, ha segnalato: “voglio dire a tutto il mondo, e specialmente al nostro paese, che non dovrebbero vedere il Chaco e i nostri territori indigeni come la tazza di caffè a disposizione delle autorità di turno sia nazionali, che regionali e comunali; una tazza di caffè sfruttabile a loro piacimento per impossessarsi delle risorse presenti”.

“Perché sì, possiamo mitigare in gran parte il cambiamento climatico se ascoltiamo i popoli indigeni che si trovano in Bolivia”.

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