Facebook include il negazionismo dell'Olocausto tra i modelli che censura per incitamento all'odio

La famosa e cinica frase “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi” in tedesco) all'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz a Oświęcim, Polonia, oggi parte del Museo statale di Auschwitz-Birkenau. Foto di Meta.mk/Bojan Blazhevski, utilizzata previa autorizzazione.

Questa vicenda è stata inizialmente diffusa [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] da Meta.mk. Di seguito ne è stata ripubblicata una versione modificata sulla base di un accordo per la condivisione dei contenuti tra Global Voices e Metamorphosis Foundation.

Facebook sta modificando le proprie regole per includere il negazionismo dell'Olocausto tra gli esempi perfetti di incitamento all'odio, dopo aver dovuto fare i conti con un certo criticismo poiché accusato di non fare abbastanza per contrastare questa forma di disinformazione.

Monika Bickert, vicepresidente della politica dei contenuti, il 12 ottobre ha pubblicato nel blog un post in cui dichiarava che la piattaforma di social media più potente del pianeta stava aggiornando la sua politica di incitamento all'odio “per vietare qualsiasi contenuto in grado di negare o distorcere l'Olocausto.”

La decisione di Facebook è dovuta all'aumento degli attacchi online che vari individui e organizzazioni rivolgono contro numerosi gruppi sparsi in tutto il mondo, promuovendo l'intolleranza e il razzismo. Sono già state “eliminate più di 250 organizzazioni che promuovono la supremazia bianca” e sono stati rimossi più di 22.5 milioni di pezzi di incitamento all'odio dalle loro piattaforme durante il secondo quadrimestre di quest'anno.

La Bickert ha voluto segnalare anche che Facebook ha preso in considerazione sondaggi recenti ad opera dell'ONG Conference on Jewish Material Claims Against Germany (Claims Conference) i quali mostravano che i giovani statunitensi sanno davvero molto poco riguardo alla storia legata all'Olocausto, il che li porta ad assumere molte posizioni errate dal punto di vista dei fatti, promosse dalla propaganda neonazista nel corso degli anni.

Considerando che l'educazione all'Olocausto è fondamentale per evitare varie forme di razzismo, tra cui l'antisemitismo, la Bickert ha dichiarato che la rimozione sarà integrata alla volontà di permettere agli utenti di Facebook di accedere alle informazioni verificate fornendo loro link di fonti storiche attendibili, esterni a Facebook, tra i risultati di ricerca.

A settembre, Meta.mk ha comunicato che i difensori dei diritti umani hanno richiesto che Facebook inizi a trattare il negazionismo dell'Olocausto come forma di incitamento all'odio all'interno delle politiche di moderazione dei contenuti. Per esempio, a luglio 2020, la Claims Conference ha dato inizio a una campagna basata su brevi videoclip dei sopravvissuti all'Olocausto i quali si rivolgevano al fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, spiegandogli perché fosse importante apportare questa modifica alle regole della piattaforma.

#75giorni del #NessunaNegazione e
Mark Zuckerberg non hanno incontrato i sopravvissuti
dando loro modo di spiegare perché #Facebook DEVE rimuovere la negazione dell'#Olocausto
Lo sappiamo, il tempo stringe…
Tuttavia, anche il tempo dei sopravvissuti all'Olocausto è prezioso
Guardate e condividete questa raccolta di messaggi dei sopravvissuti diretta a Mark Zuckerberg

Il negazionismo dell'Olocausto costituisce una forma di reato in numerosi paesi del mondo, tra cui Germania, Francia e Russia. Le leggi di molti altri paesi, come il Codice Penale della Macedonia del Nord, considerano reato l'uso di sistemi di informazione per la diffusione pubblica della negazione, della minimizzazione, del sostegno o della giustificazione di qualsiasi forma di genocidio e crimine di guerra.

L'Unione Europea ha anche promulgato politiche e normative contro l'incitamento all'odio che comportano la cooperazione con piattaforme internazionali di social media.

Tuttavia, la sede giurisdizionale di Facebook degli USA non possiede leggi federali che vietino l'incitamento all'odio.

Nel 2018, il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg ha tentato di spiegare che, nonostante personalmente creda che il negazionismo dell'Olocausto sia ripugnante, allo stesso tempo non ritiene che la società debba promulgare nuove leggi che lo vietino in tutte le sue forme perché in molti casi è “difficile contestarne l'intenzione e capirne lo scopo.”

Due anni dopo, motiva il suo cambiamento di posizione attraverso un post Facebook del 12 ottobre:

I’ve struggled with the tension between standing for free expression and the harm caused by minimizing or denying the horror of the Holocaust. My own thinking has evolved as I’ve seen data showing an increase in anti-Semitic violence, as have our wider policies on hate speech. Drawing the right lines between what is and isn’t acceptable speech isn’t straightforward, but with the current state of the world, I believe this is the right balance.

Sono stato in conflitto tra il battermi per la libertà di espressione e il danno causato dalla minimizzazione o dalla negazione dell'orrore dell'Olocausto. Il mio stesso pensiero si è trasformato quando ho visto i dati che mostrano un aumento della violenza antisemita, insieme a quello delle nostre vaste politiche in materia di incitamento all'odio. Non è semplice tracciare il giusto confine tra ciò che è o non è un discorso ammissibile, ma allo stato attuale del mondo, credo che questo sia il giusto equilibrio.

Nel luglio 2020, l'Anti Defamation League (Lega Antidiffamazione, ADL), una rinomata organizzazione internazionale ebraica di New York, ha dato il via allo #StopHateForProfit (basta all'odio per il profitto), sostenuta da più di 1200 aziende e organizzazioni no-profit che chiedevano di boicottare la pubblicità su Facebook. Lo scopo della campagna era costringere Facebook a contrastare gruppi e forum che erano sempre riusciti a pubblicare grandi quantità di contenuti che negavano l'Olocausto, come anche post che promuovevano l'intolleranza, il razzismo e la disinformazione.

Jonathan A. Greenblatt, amministratore delegato dell'ADL, ha pubblicato una dichiarazione in cui attestava che la sua organizzazione è “sollevata dal fatto che Facebook abbia finalmente fatto il passo che abbiamo chiesto di fare da quasi dieci anni: segnalare il negazionismo e la distorsione dell'Olocausto, forme di incitamento all'odio, rimuovendoli così dalla loro piattaforma. L'Olocausto, l'omicidio sistematico di circa sei milioni di ebrei e altri milioni durante la Seconda guerra mondiale, costituisce uno dei genocidi più approfonditi e documentati della storia”.

Secondo Greenblatt, ora Facebook ha bisogno di mostrare come si impegna a rispettare queste promesse, anche attraverso la pubblicazione regolare di relazioni di monitoraggio in merito alle misure concrete che sono state prese.

While we are relieved to learn this news, we also would note that platform decisions of this nature are only as good as the companies’ enforcement. Facebook now needs to reassure the global community that it is taking meaningful and comprehensive steps to ensure that Holocaust deniers are no longer able to take advantage of Facebook’s various platforms to spread antisemitism and hate. We hope that Facebook will follow up with regular progress reports documenting the steps they are taking to ensure that Holocaust denial and distortion permanently is expunged from their platform.

Se da un lato siamo sollevati da questa notizia, dall'altro notiamo che decisioni di tale natura della piattaforma sono positive quanto l'esecuzione forzata all'interno di una società. Ora Facebook ha bisogno di rassicurare la comunità globale riguardo alla presa di misure significative ed esaurienti, tali da garantire che i negazionisti dell'Olocausto non siano più in grado di sfruttare le varie piattaforme di Facebook per diffondere antisemitismo e odio. Ci auguriamo che Facebook continui a realizzare relazioni intermedie in maniera regolare così da documentare le loro proposte per assicurare che il negazionismo e la distorsione dell'Olocausto siano definitivamente rimossi dalla loro piattaforma.

Anche il Congresso ebraico mondiale, un'organizzazione internazionale che rappresenta le comunità e le organizzazioni ebraiche in 100 paesi del mondo, insieme a varie organizzazioni della società civile locale come l'Organizzazione ebraica in Bulgaria (“Shalom”), hanno manifestato il loro sostegno nei confronti della modifica delle politiche di Facebook legate al negazionismo e alla distorsione dell'Olocausto.

L'azione di Facebook è stata accolta dalle istituzioni accademiche che si impegnano a salvaguardare la memoria dell'omicidio di massa del passato al fine di evitare genocidi futuri. Il Museo dell'Olocausto dell'Illinois ha postato una dichiarazione su Twitter:

Il Museo dell'Olocausto dell'Illinois celebra la decisione di Facebook di rimuovere ogni negazione dell'Olocausto dalla sua piattaforma. Considerando che continuiamo a insegnare questa parte importante di storia e spingiamo per un mondo privo di antisemitismo, ciò rappresenta un passo fondamentale.

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