Un video di 3 minuti spiega l'essenza del nazionalismo nei Balcani

Graffiti a Skopje, con scritto “Il nazionalismo è una malattia!” Il messaggio vandalizza un piccolo murale in cui è disegnata la “mappa etnica della Macedonia” (comprensiva della Repubblica di Macedonia e dei territori appartenenti agli stati confinanti) in cui si legge il messaggio “Te lo prometto, sarai unita!”. Foto di GV, CC-BY.

Un video, creato dal team della rivista online Balkon3, impiega meno di tre minuti per descrivere le assurdità del maggiore movimento nazionalista della regione dei Balcani. Questo discorso può essere ampiamente applicabile anche ad altri paesi fuori dalla regione che sono soggetti al populismo di estrema destra [en]:

1. Ogni Paese dei Balcani ritiene che dovrebbe essere più grande di quello che è. Sarebbe necessaria almeno un'altra penisola balcana per soddisfare tutti.
2. Ma nessuno di loro considera che questo significherebbe togliere qualcosa agli altri. Loro piuttosto la vedono come “riconquistare il proprio territorio”…

Il video fa parte della serie “Let Me Illustrate For You” cioè “Lasciate che vi spieghi”, tradotto dal macedone (да ти нацртам) che significa letteralmente “lasciate che vi spieghi in maniera molto semplice”.

Negli ultimi mesi, il magazine ha prodotto brevi video nei quali spiegava concetti base come impegno civile, democrazia moderna ed il ruolo dei partiti politici.

Il nome della rivista Balkon3 [en] deriva dalla parola inglese “balcony” (balcone). Fondato da giornalisti macedoni, greci e turchi, offre contenuti in lingua macedone, greca, albanese, turca ed inglese, al fine di incoraggiare un migliore comprensione multiculturale. Il loro motto è “Sbircia nel giardino del vicino, esci sul balcone”.

Se questo video ha suscitato la curiosità verso più cronaca locale sulla mentalità e la cultura balcana, è sicuramente da ascoltare la canzone in inglese “No Escape (from Balkan)” della band progressive bosniaca Dubioza Kolektiv. Il testo della canzone di riferisce agli stereotipi regionali, spiegati da un membro della diaspora ad un cittadino occidentale.

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